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PRIMA PAGINA regia di Billy Wilder

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hghgg     8½ / 10  09/09/2016 10:02:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ennesimo film stupendo per Billy Wilder, ancora in forma smagliante nel 1974, a trent'anni esatti da quel "La fiamma del peccato" che aveva lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Ennesimo film stupendo, questa volta nel segno di una commedia dai ritmi forsennati altamente critica e ironica nei confronti di stampa e istituzioni, messa in scena con la consueta classe e intelligenza dal duo Wilder/Diamond.

Mattatore ancora una volta il grande duo Jack Lemmon-Walter Matthau coadiuvato dai soliti eccellenti caratteristi che fungono da spalle perfette, con la sublime direzione di Wilder. Da notare la partecipazione di una giovanissima Susan Sarandon subito post "Rocky Horror Picture Show".

Probabile che io abbia particolarmente apprezzato questo film a causa della mia notevole diffidenza verso il mondo della stampa e del giornalismo contro cui Wilder si scaglia con sagace ironia e, a volte, con pura ferocia, attraverso i migliori dialoghi che il film ci regala, le pesanti frecciate che il personaggio di Lemmon indirizza ai suoi colleghi giornalisti, per fare un esempio.

L'assenza di reale interesse per le vicende di cui si scrive, per il dramma umano, la sola e gelida ricerca del sensazionalismo, della spettacolarizzazione e dello scoop a tutti i costi, i particolari inventati per arricchire il servizio, l'ipocrisia, aspetti che divengono chiarissimi nel personaggio di Matthau e che non risparmiano l'Hildy Johnson di Lemmon che pur alla fine riuscirà a convincersi a cambiar vita, sposare la sua amata e rinunciare a quel mondo spietato e cinico, come voleva fare fin dalle prime battute del film.

Soltanto alla fine, a causa di una fortuita coincidenza, Wilder ci mostrerà come il potere della stampa possa essere utilizzato anche per far giustizia, per far luce sulla verità; ma non c'è scampo, anche in quel caso, per il personaggio di Matthau sarà solo ambizione personale per la sua testata giornalistica mentre Johnson, non senza ragioni, pensa solo più che altro ai càzzi suoi.

Wilder mette tutto in scena con toni esagerati, grotteschi, parodistici e sopra le righe, i giornalisti e ogni altro personaggio non sono altro che macchiette assurde, ridicole. Si ride, ma personalmente ho riso meno che in altre commedie di Wilder. Si ride, perché non mancano scene e battute esilaranti, ma più che altro c'è riflessione e amarezza in questa commedia grottesca, che oltre alla stampa mette alla berlina politica e istituzioni varie, oltre a regalarsi una divertente e feroce presa in giro di certa psicanalisi in uno dei momenti più grotteschi e divertenti del film.

Gli unici a salvarsi, moralmente, rispetto agli altri, sono i personaggi guarda caso più ai margini della società, il condannato a morte motore di tutta la storia, altro personaggio caratterizzato con tratti assurdi e un po' grotteschi, e la prostituta della zona, con la loro sincera storia d'amore.

Al di la della forte critica al giornalismo e alla società in generale Wilder ci regala l'ennesima commedia frizzante piena di spunti divertenti (la scrivania, gli stratagemmi di Matthau per far saltare il matrimonio del suo miglior giornalista), diretta con l'abilità del maestro che era e per di più con un ritmo rapidissimo che fa letteralmente volare il minutaggio.

Dialoghi taglienti di alto livello e interpretazioni eccellenti in più punti, Lemmon e Matthau, nemmeno a dirlo, si trovano a meraviglia ed è sempre qualcosa di magico vederli e rivederli all'opera. Il primo trascinatore incontenibile per tutto il film, il secondo si regala uno "spietato" ed esilarante finale da antologia.

L'ennesimo, a mio gusto l'ultimo, grandissimo film di Billy Wilder. Pensare che è un remake, già, ma quando i remake li fanno i geni, capita che esca fuori roba così.