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UNO, DUE, TRE! regia di Billy Wilder

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  10/03/2006 13:52:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ha perduto nulla dell'antica freschezza, e forma - con Citizen Cain (Quarto potere) e Il dr. Stranamore un trittico perfetto sul potere imperialista e i crocevia del sistema capitalista.
In fondo, l'istrionico e spregiudicato Mac Namara potrebbe essere l'addattamento farsesco del personaggio di Welles nel suo primo, indimenticabile film.
Ma è anche e soprattutto una satira beffarda e feroce sull'estabilishment Usa, che da una parte mette in risalto con protervia ammirazione l'"asso nella manica" della produzione americana e dall'altra dipinge un personaggio cinico, fors'anche crudele, ma dopotutto quasi commovente e comprensivo nella gestione "disperata" della salvezza del suo impero (mi ricorda qualcuno da vicino).
Mac Namara è tutto nelle spalle di Cagney, letteralmente formidabile, un mix esplosivo di gigionismo e prepotente vitalità.
Uno che preferisce "un eroe morto piuttosto che un comunista vivo" e la dice lunga sul concetto di Democrazia espresso in anni non lontani, con lo spettro del Maccartismo dove forse questo film non avrebbe potuto nemmeno trovare una distribuzione.
Come spalla, Wilder (occhio: viennese che lavoro' spesso a Berlino prima della seconda guerra mondiale) sceglie l'ineffabile Bucholz, ottimo attore polacco paradossalmente spesso impegnato in ruoli di nazista (suo l'addio alle scene nell'acclamato "la vita è bella" di Benigni), mentre la Tiffin inaugura un clichè che gli è consono, quello della bellona dal cervello fino che fa innamorare di sè per le sue procacità ehm fisiche.
Gustato tutto d'un fiato, il film è semplicemente esaltante, una delle commedie migliori del regista. Ma è anche una rutilante e ininterrotta fila di sequenze memorabili: su tutte, la corsa in macchina dei russi ingannati da Mac Namara in una Berlino fredda e sinistra come mai ci era capitato di vedere, l'esilarante scambio-baratto con la segretaria (sarebbe degna di una puntata dei Simpsons ai nostri giorni), il russo che si toglie la scarpa come Krusciov, le strenue difficoltà del leninista Otto con i vantaggi (svantaggi) del Modello Capitalista Occidentale ("E' il segreto del nostro benessere, tutti hanno debiti con tutti" cfr. riferimento indiretto a un certo Howard Hughes?).
Al di là di dialoghi irresistibili come "lui non porta mutande? Ci credo che vincono la guerra fredda", e della trionfante Cavalcata delle Valchirie usata molti anni prima di Coppola, questo è un film seminale come pochi, e riflette il clima di distensione dell'epoca, dei dialoghi e della collaborazione, promosso da Kennedy e dallo stesso Krusciov...
Ma è soprattutto un'ineffabile rilettura di un marxismo che davanti alle incongruenze dell'idealismo si ribella, diventando un altro esempio di "soggetto ordinario", come giustamente mostra di fare l'invasato otto quando scopre che la purezza del disegno "socialista" è solo un bluff...
Un vero esempio di quanto il cinema di Wilder, ingiustamente sottostimato come autore "leggero" di commedie, sia stato in realtà tra i piu' profondi e radicali nel mettere a soqquadro l'egemonia sociale di una nazione, o forse soltanto quella dell'Uomo nel suo ambiente circoscritto.