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UNO, DUE, TRE! regia di Billy Wilder

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Dom Cobb     10 / 10  18/05/2019 16:02:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Berlino: nel pieno delle plumbee atmosfere della guerra fredda, lo spregiudicato imprenditore McNamara, intento a trattare la vendita di Coca-Cola al di là della cortina di ferro, viene incaricato dal suo boss di occuparsi della figlia frivola e incline alle scappatelle. Quando si scopre che la ragazza si è innamorata ed ha sposato un giovane comunista fanatico, si scatena l'inferno...
Se devo essere onesto, questa proprio non me l'aspettavo. Non che Billy Wilder lo avessi mai considerato un pessimo regista, anzi; solo, finora non era mai riuscito a confezionare una commedia che, secondo me, funzionasse al cento per cento. "Quando la moglie va in vacanza" era grazioso, ma nulla di trascendentale, e meno si parla di quella mattonata di nome "A qualcuno piace caldo", meglio è. Perciò, non avevo grandi aspettative avvicinandomi a questo film, tanto più che si tratta forse di uno dei titoli meno famosi del regista.
A torto, perché a mio modo di vedere, questo è un autentico, bistrattato ed assoluto capolavoro. Non ricordo di aver mai riso così tanto e così sguaiatamente in tutta la mia vita di fronte a una commedia, con le probabili eccezioni dei film del trio ZAZ (Zucker-Abrams-Zucker).
Le risate cominciano praticamente dalla prima scena,


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e da quel momento il film vola alto con il piede premuto sull'acceleratore senza mai rallentare neanche un istante, procedendo allo stesso ritmo insistente della "Danza delle spade" di Kachaturian che fa da tema principale; Wilder abbandona ogni remora e restrizione e mette in scena una dissacrante satira su praticamente tutti gli argomenti scottanti del momento, dal comunismo sovietico al capitalismo americano, dalla mentalità da squalo industriale dilagante nell'ambiente del protagonista al fanatismo idealista dei giovani. Niente e nessuno rimane risparmiato dalla lente d'ingrandimento del regista che, coadiuvato dallo sceneggiatore I. A. L. Diamond, imbastisce una perfetta commistione di battute a mitraglietta, gag slapstick nello stile più classico e battaglie verbali intrise di umorismo che passa dal nero al surreale; un cocktail esplosivo che non lascia un solo attimo di respiro, in specie nella delirante mezz'ora finale, dove tutto raggiunge apici di assurdità strepitosi.


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Il cast è una bizzarra commistione di vecchie glorie ormai sul viale del tramonto (James Cagney), nuove scoperte (Horst Bucholz, il giovincello dei Magnifici Sette) e specialità locali (Lilli Pulver), ma sorprendentemente funziona alla grande: Cagney in particolare da una prova maiuscola, divertente e divertita, contraddistinta dalla velocità atomica con cui parla e si muove senza un attimo di pausa, quasi fosse un personaggio dei Looney Tunes in carne ed ossa (grandioso Nando Gazzolo, il doppiatore italiano, capace di stargli dietro secondo per secondo); ma anche gli altri non scherzano.
Elencare le varie battute e situazioni sarebbe inutile, primo perché a farlo starei ancora qui fra una settimana, secondo perché rovinerei solo la sorpresa a chi magari si incuriosisce leggendo. Fra gli spoiler lascerò alcuni dei miei momenti preferiti come contentino, ma per il resto basti sapere che questa ora e cinquanta di pellicola è oro colato. Che sia in bianco e nero importa poco, se vi piace la commedia intelligente e di buona qualità passerete una visione indimenticabile.


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