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EVA CONTRO EVA regia di Joseph L. Mankiewicz

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Dom Cobb     9 / 10  24/08/2018 20:16:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un'attrice teatrale già avanti con gli anni accetta di assumere la giovane Eva (Eve), una sua profonda ammiratrice, come segretaria; non passa molto tempo però, che diventa man mano sempre più chiaro che l'unico scopo della nuova assunta è di prendere il posto del suo idolo...
Ammetto che inizialmente non avevo intenzione di lasciare un commento specifico su questo film, visto il modo in cui lo avevo menzionato in maniera molto esplicita nella mia opinione su un'opera molto analoga, il "Sunset Boulevard" di Billy Wilder e mi sembrava di non aver nulla da aggiungere; ma dopo averci pensato un po' su, mi trovo costretto a cambiare idea e a rettificare il mio voto. Forse perché, a conti fatti, mi ha colpito più di quanto non fossi disposto ad ammettere.
Per certi aspetti, il film di Joseph L. Mankiewicz è diametralmente opposto a quello di Wilder: sebbene infatti anche qui la messinscena sia elegante e curata fino all'ultimissimo dettaglio, a livello visivo non si fanno troppi sforzi per mettersi in mostra, e ci si concentra soprattutto a raccontare la storia e affrontare il tema del trascorrere inesorabile del tempo e della sostituzione del vecchio da parte del nuovo attraverso le performance attoriali e la forza dei dialoghi.


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Descritto così, il film potrebbe apparire l'incubo per uno spettatore moderno, che è abituato ormai a ben altri ritmi e a una maggiore velocità nello sviluppo narrativo; anch'io lo temevo, tanto più che il melodramma, genere cui fondamentalmente questo film appartiene, è anche uno di quelli che mi attrae di meno. Invece, l'opera di Mankiewicz mostra una sagacia, una fluidità e un livello di intelligenza notevoli, garantendo al film una freschezza insolita per un prodotto così vecchio. La durata è corposa e ci si sposta costantemente da una scena dialogata all'altra, però non vi è traccia di sentimentalismo strappalacrime da soap opera o di una drammatizzazione eccessiva, fatto ancora più encomiabile visto che, dato l'ambiente teatrale in cui si svolge la vicenda, un altro regista sarebbe stato tentato di scegliere un approccio simile per rendere ancora più evidente il parallelismo. Invece Mankiewicz prende la strada opposta, imbeve ogni scena di sano cinismo e umorismo nero e mantiene dall'inizio alla fine un tono asciutto e vagamente ironico,


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rivelandosi un maestro del dialogo e un regista sopraffino, capace di superare la prova più difficile: rendere interessante una serie di scene dove i personaggi non fanno altro che parlare. Il tutto è racchiuso in una struttura narrativa brillante, dove il finale non fa altro che preannunciare un nuovo inizio all'interno di questo letale e inumano circolo vizioso.


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Molti additano al film di Wilder definendolo superiore, ma personalmente la scelta è opposta: Mankiewicz aveva un compito più difficile (è oggettivamente molto più faticoso costruire un film sui soli dialoghi), e il fatto che l'abbia portato a termine con tale classe la dice lunga.
Se buona parte del merito se lo prendono regia e sceneggiatura, gli attori non sono da meno: tutti gli interpreti principali fanno a gara di bravura, e fra questi svettano Bette Davis, che riesce a umanizzare il suo ruolo molto più di quanto non abbia fatto la Swanson nel film rivale, e soprattutto Anne Baxter, che riesce a passare da sfortunata ammiratrice di rara bontà a spietata arrivista con una naturalezza sbalorditiva. George Sanders invece si conferma una garanzia di buona recitazione e non delude le aspettative.
E' facile guardarsi alle spalle, osservare certi film e dichiarare come al giorno d'oggi il talento messo in campo non valga un centesimo in confronto a quello del passato. Questo è uno dei rari casi in cui tali dichiarazioni possono dirsi veritiere: la qualità di dialoghi, regia e recitazioni sono tali da far sfigurare sul serio la maggior parte dei prodotti odierni. Un Cinema di classe e di un'intelligenza incomparabili, quali purtroppo oggigiorno non se ne vedono più.