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RUBBER regia di Quentin Dupieux

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alexhorror     6½ / 10  23/03/2012 16:48:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo i preservativi dentati di "Killer Condom", la gomma torna a fare paura in un film weirdissimo dove l'omicida è uno pneumatico munito di poteri telecinetici, che semina il terrore per le strade di una piccola e desertica cittadina americana. Robert, questo il nome del pittoresco assassino, prende vita e si dà al massacro.
Per quale ragione? Lo spiega il tenente Chad (Stephen Spinella) nel preambolo metacinematografico in apertura. "For no reason", per nessuna ragione. Perché ogni film presenta aspetti "no reason" (ad esempio, perché in "Non Aprite Quella Porta" nessuno dei protagonisti va mai al bagno?), perché la vita stessa non ha una "fuckin' reason", a ben vedere.
Dunque l'invito al pubblico è il seguente: godetevi le scorribande di Robert e non rompete le scatole. E l'audience lo fa, perlomeno quella ritratta nel film, che segue il copertone da distanza di sicurezza, con binocoli e snack.
Possibile che Rubber, film scritto e diretto dal musicista e produttore francese Quentin Dupieux (alter-ego umano dell'assillante personaggino giallopeloso Mr.Oizo) sia solo questo?
O dietro all'assurdo racconto di una gomma-killer si cela qualcosa di metaforico e sfaccettato? I detrattori di "Rubber" punteranno sulla prima ipotesi, ma probabilmente basta notare la presenza dei sopraccitati "meta-spettatori" per capire che il film è in realtà brillante parodia del cinema pretenzioso e autoreferenziale, delle platee esigenti e boccalone, ottuse e vittime di un palato artistico anestetizzato. E' culto della finzione e denigrazione della stessa: nel film diventa vittima di Robert, nella realtà vittima dell'inganno. Ammettete che se così fosse, "Rubber" sarebbe una delle psicoanalisi horror più ingegnose ed efficaci.
Quel che è fuor di dubbio è l'originalità dell'opera. Semmai torna alla mente quella vecchia pubblicità dove una forma di formaggio casca dal camion e rotola lungamente per mari e monti, libera e felice. Sostituitela con un copertone sadico e aggiungeteci qualche testa esplosa per effetto telecinetico alla Scanners.
Il folle piatto è servito.
Folle sì, ma non fine a se stesso, abbiamo detto. E nemmeno confezionato male, anzi, una regia furbacchiona e una fotografia d'alto livello saltano all'occhio ed elevano il piano tecnico, l'ironia pervade la scena ed incoraggia alla visione, così come sono azzeccati e divertenti gli sparuti momenti insanguinati. Dare un senso al racconto di un copertone assassino, che diventa forse solo un appariscente pretesto, è già una piccola vittoria.