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CROCEVIA DELLA MORTE regia di Joel Coen, Ethan Coen

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hghgg     8½ / 10  16/06/2013 18:28:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Terzo film per i fratelli più famosi del cinema contemporaneo, dopo l'ottimo esordio "Blood Simple" e la spassosa commedia "Arizona Junior". Qui siamo di fronte però al primo grandissimo film dei Coen, meraviglioso omaggio a decenni di storia del cinema e in particolare al Gangster-Movie. Opera piena di ottime soluzioni registiche, alcune buonissime idee, citazionismo a dir poco raffinato, interpretazioni di prima qualità, ha tutto ciò che serve ad un film per essere un gran prodotto. Se proprio bisogna trovargli un difetto è che la sceneggiatura non è esattamente la migliore dei fratelli, a tratti un po' troppo ingarbugliata e pasticciata, seppur buona e con dei dialoghi splendidi. L'eccessiva intricatezza irrisolta della sceneggiatura è causata probabilmente dal blocco dello scrittore in cui incapparono nel tentativo di mettere su carta le tante idee, scene e situazioni che avevano in testa (da cui verrà poi Barton Fink). Ma a questa debolezza il film risponde con i pregi già elencati sopra, regia sopraffina con alcune scene da antologia come

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER oppure tutta la parte finale, l'esecuzione nel bosco e altre ancora. I Coen non dimenticano inoltre il versante commedia di cui il film è impregnato. Ora, assolutamente rilevanti le interpretazioni degli attori grazie ai quali il film resta sempre godibile e coinvolgente. Gabriel Byrne è eccellente, Albert Finney una garanzia (lo ricordiamo, straordinario, in coppia con Audrey Hepburn in Two For the Road di Donen) i fedelissimi John Polito in forma smagliante e John Turturro al solito impeccabile in un ottima prova. Buona anche l'interpretazione della Harden. Piccola apparizione per Buscemi (la sua esplosione con "Le Iene" era vicina) che fa quello che gli riesce sempre tanto bene

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Insomma un grande gangster-movie impregnato e contaminato dal grottesco e dalla commedia, peccato solo che anche Scorsese avesse fatto lo stesso anno il film simbolo del gangster-movie moderno inserendoci forti elementi di commedia, cosa che fa (giustamente) passare questo pur bellissimo film in secondo piano.

Resta in ogni caso il mio film preferito dei Coen dopo l'insuperabile triade composta da "Fargo" (1996) "Il Grande Lebowski" (1997) e "L'Uomo che non c'era" (2001).