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CROCEVIA DELLA MORTE regia di Joel Coen, Ethan Coen

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Terry Malloy     8½ / 10  29/03/2008 20:55:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altro capolavoro dei fratellini. Gabriel Byrne, la grande trovata del film: immutabile, imperscrutabile, ma fortemente calato in una parte apparentemente facile, ma in quanto poco umana difficilissima.
Ho sempre sorriso al pensiero che pur prendendole per tutto il film da ogni personaggio che incontra, uccidendo solo l’antagonista-chiave (Turturro), riuscirà a prendere le redini dell’intero gioco di potere in cui da sempre ha avuto una parte marginale.
Osserviamo dunque che nell’escalation di personaggi mefistofelici a cui il cinema dei Coen ci ha sempre abituato, questo è, credo, l’unico a divenire dominatore della propria realtà invece che vittima. Forse è appunto per la grande sofferenza dalla quale è vessato per tutto il film, che alla fine viene ripagato di quello che nella sua società è il bene più grande e pericoloso, il Potere. Non i soldi, non le donne, non la rispettabilità, solo un Potere che se non apparentemente appagante, lo è in quanto sublime elevamento (vedi il mio commento a Barton Fink) al divino. Non è appagante altrimenti una condizione per cui ci si deve guardare le spalle in continuazione ed essere sempre relegato dietro a una scrivania quando fuori infuria una festa…è appunto una forte contraddizione che nel personaggio stesso di Byrne (ma anche negli altri) il regista si cura di sottolineare. Fantastico il duetto fra Turturro e la sorella, bravissimi entrambi e profondi: nella loro debolezza da indifesi alla fine tiratori delle fila di una società basata sulla megalomania di personaggi frustrati e paranoici, umorali e irresponsabili. Solo che alla fine morirà chi non avrà di che darla via, l’Uomo.