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UN GELIDO INVERNO regia di Debra Granik

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  09/03/2011 23:45:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A dispetto del titolo, "Un gelido inverno" è un film di forte intensità. Ma è un calore trattenuto, soffocato da una realtà così logorante e sinistra, quella della protagonista (magnifica J. Lawrence), da un contesto così sordìdo. E proprio questi contrasti, dove implode la violenza e la musica country, le ritorsioni o le amputazioni - in una sequenza da antologia - e lo strano amore per gli animali, cani randagi compresi - è il punto di forza di un film a dir poco stupendo, tipicamente da Sundance Festival, con atmosfere e tensioni emotive che a poco a poco si rivelano in tutta la loro ferocia, come "Frozen river" o "Boys don't cry". Certi passaggi anomali, per non dire forzati (Ree Dolly che tenta di arruolarsi nell'esercito per risolvere i suoi problemi finanziari) lasciano forse un tantino perplessi, ma in fondo sono coerenti con la storia e il suo epilogo. C'è un riscatto che sancisce il bisogno di fuga, o il codice dell'appartenenza che diventa amarissimo davanti alle "regole del gioco" dove ogni legame di sangue viene tangibilmente cancellato.
Leggendo i commenti sottoscritti, mi permetto di osservare che il film, con il suo minimalismo tutt'altro che ortodosso - in fondo è ANCHE un thriller psicologico - non è affatto avaro di sfumature interiori e riesce persino a riscattare la presunta pericolosità di un personaggio (il fratello del padre) trafitto e ferito da una profonda amarezza.
Per il resto, la regia è abilissima a "pennellare" voci lontane, come quella materna, in uno sguardo assente che rivela in quell'illusione di fuga la via inerme e labile della follia