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ADELE H. - UNA STORIA D'AMORE regia di Francois Truffaut

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Marco Iafrate     9 / 10  02/10/2011 21:23:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Anche se non mi ami più, lasciati amare!". Ami, amare, l'amore. Di che cosa stiamo parlando? Questo non è amore. Il sentimento più nobile che la natura ci ha assegnato, quella cosa che fa star bene chi lo dona e chi lo riceve, la massima espressione di altruismo, di rispetto, di gioia interiore non può, non deve raggiungere questi livelli di intensità . Adele Hugo è convinta che ciò che le giunge dal cuore è amore, nessuna forza può ostacolarlo, ha attraversato un oceano, ha sacrificato la famiglia, ha calpestato la sua dignità, tutto per conseguire uno scopo, tassello fondamentale della sua esistenza: Sposare e stare vicina all'uomo che ama.
Adele dimentica o non sa che i sentimenti, come tutte le cose terrene, hanno dei limiti, una linea immaginaria oltre la quale ciò che era bianco diventa nero, il giorno si tramuta in tenebre e tutte le cose intorno assumono un altro aspetto, Adele non sa che quello che lei considera amore si sta trasformando, in ossessione prima ( pedina l'oggetto del suo desiderio, lo spia, lo ricatta ), in follia dopo ( annullamento della personalità, sottomissione,delirio), un processo irreversibile mostrato splendidamente da Isabelle Adjani che la porta all'autodistruzione, in una sorta di eros e thanatos l'istinto sessuale si fonde con una pulsione di morte, violenta e distruttiva. Il sentimento che ad un certo punto prova verso il tenente Pinson non rientra più nella sfera di un desiderio naturale ma è condizionato da un falso metro di giudizio e come tale non ha più confini, Adele si spinge troppo lontano, la sua passione non è più in armonia con la natura.
La storia di Adele Hugo è una storia vera, questa donna ha veramente conosciuto il tunnel della pazzia, un padre con un nome così importante, scomodo, dalla personalità schiacciante, lo spettro di Leopoldine sorella/figlia prediletta ma sfortunata (muore annegata con il marito subito dopo le nozze) alla quale il grande scrittore dedicherà molte delle sue poesie, Adele subisce questa condizione subalterna, le inaridisce il carattere, tanto che quando papà Victor è costretto ad emigrare nell'isola di Guernesey portandola con se, lei lo abbandonerà per seguire il giovane tenente ad Halifax.
Il film trasuda tristezza ad ogni fotogramma, è palpabile, tutte le attenzioni sono incentrate sulla protagonista e sulla sua delirante passione, i personaggi che la circondano ( la padrona di casa, il libraio, il bancario, lo stesso Pinson ) sono soltanto dei puntini che fanno da contorno alla straordinaria bellezza dei primi piani della Adjani, un volto in continua metamorfosi, mai solare nella sua perfezione estetica, dapprima sofferente e implorante per diventare poi spento e indifferente, un'involuzione crudele e incosciente che, sembrerebbe un paradosso, si consolida con l'aumentare della passione.
Prevalentemente girato in interni (la stanza dove alloggia Adele, la libreria, la banca dove la giovane riceve la posta )Adele H è quanto di più cupo si possa immaginare, la scelta dei colori crepuscolari contribuisce, per quasi tutta la durata del film, alla sensazione di opprimente angoscia di cui è vittima la protagonista, gli spazi aperti, la calda luce del sole, i balconi fioriti, arriveranno soltanto alla fine, a seguito del trasferimento all' isola Barbados quando il processo di abbrutimento fisico e psicologico di Adele sarà ormai irreversibile e dove assistiamo alla scena più bella e drammatica del film.
Truffaut è stato un genio del cinema al quale ha dato tanto e tanto ha ricevuto, maestro nel raccontare storie vere trasformate in finzione, Adele H è una di queste, un capolavoro senza tempo, ed anche sapendo di andare in contraddizione con quello che ho scritto all'inizio del commento ma non posso tradire la volontà del regista che tale lo considera, una grande storia d'amore.
Terry Malloy  02/10/2011 22:45:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Marco, sono basito. Commento eccezionale. Non solo hai colto perfettamente l'essenza del film, ma mi hai rivelato aspetti che, pur adorandolo, non avevo compreso. Mi sento piccolo di fronte a tutto ciò.
Marco Iafrate  03/10/2011 21:30:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bene! Giovà sei immenso. Mi stai sopravvalutando e ti stai sottovalutando, in questo modo riusciamo ad essere più vicini. Mi fa piacere che leggi e apprezzi i miei commenti. Grazie, ti voglio bene.