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GIANTS AND TOYS regia di Yasuzo Masumura

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Tumassa84     9½ / 10  11/12/2010 06:40:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giants and Toys è un film cinico e spietato, che critica fortemente la nuova società giapponese così come si stava per delineare alla fine degli anni '50. Le ombre del dopoguerra ormai sono svanite del tutto, e il taglio stesso della pellicola, molto moderno, sembrerebbe farla appartenere a una o addirittura due decadi dopo. L'economia è ripartita più forte che mai, ed è proiettata verso un futuro prospero e radioso. Ma a che prezzo? E quali meccanismi si nascondono dietro il nuovo capitalismo? La denuncia di Masumura appare ancora attualissima, perchè i problemi della società giapponese sono ancora esattamente gli stessi che lui criticava ormai più di 50 anni fa: attaccamento morboso al lavoro, arrivismo sfrenato, e una società che basa tutto sull'immagine.

Il film si incentra su tre ditte rivali (la Giants, la Apollo e la World) che producono caramelle e dolciumi. Per sconfiggersi, utilizzeranno i più bassi sotterfugi, e non esiteranno ad infierire sul nemico anche in momenti di difficoltà, come l'incendio di una fabbrica. Significativo è che i protagonisti della vicenda, impiegati alla World, fanno parte del reparto pubblicitario, dal quale dipendono vita e morte della ditta. Ormai non conta più che il prodotto sia buono, conta solo la pubblicità. C'è una battuta che in questo senso spiega più di mille parole: "Il pubblico è peggio dei bambini. Peggio dei cani. Perché non pensano. Lavorano come schiavi, e si ubriacano la sera. TV, radio, film, giochi. Non hanno tempo per pensare. Ecco dove entriamo in gioco noi. Noi riempiremo le loro teste vuote con i nostri messaggi: Deliziose caramelle,
Caramelle World, World, World...! Ogni volta che vedranno una confezione, la compreranno automaticamente. Usate la radio, TV e i film per controllarli. Avete capito? Controllate i loro pensieri. La dittatura della pubblicità!".

Altro elemento molto interessante è il rapporto che c'è tra tre impiegati della World, appartenenti a tre generazioni diverse, che rappresentano ognuno il passato e il futuro dell'altro: c'è il giovane che è appena stato assunto, il quale ha ancora dei rapporti umani di amicizia, che però verranno rovinati dalla vita lavorativa e si trova sempre di più imprigionato in questa dimensione disumana. C'è il quarantenne, all'apice della produttività, che non torna mai a casa, lavora sempre ininterrottamente e sta pregiudicando seriamente la sua salute per gli assurdi ritmi che si impone. E poi c'è l'anziano in età di pre-pensionamento, con il fisico ormai logorato dal lavoro e che non ha altro che rimorsi per la vita sacrificata in nome della ditta.

Un ulteriore elemento di interesse del film è il personaggio di Kyoko, una bella ragazza di umili origini che viene scoperta dalla World e lanciata come testimonial della campagna pubblicitaria. Ella entra così nel mondo dello spettacolo e ne rimarrà completamente trasformata, diventando odiosa, viziata e infelice. Elemento, questo, che permette a Masumura di estendere la sua critica anche al fenomeno delle idol (anche se non si chiamavano ancora così).

E di cose ce ne sarebbero ancora tante da dire su Giants and Toys, come il fatto che questi impiegati sembra che stiano lottando per delle questioni di vita o di morte quando in realtà si stanno occupando di caramelle (stupenda è una carrellata laterale sugli impiegati in riunione che stanno discutendo sui gadget, ridicoli mentre esaminano scrupolosamente macchinine e navicelle spaziali). Oppure su altri personaggi come il fotografo, la moglie dell'impiegato quarantenne e ancora. O sul finale molto evocativo ed enigmatico, con il protagonista vestito da astronauta che cammina tra la folla basita. Un film che, a mio avviso, nonostante la grandissima ed eccellente concorrenza, è uno dei migliori risultati degli anni 50 giapponesi. Tra quelli che ho visto, di sicuro è uno dei migliori nel raccontare le storture della società giapponese e il suo assurdo mondo del lavoro. E questo non vale solo per gli anni 50, ma per tutta la storia del cinema giapponese.