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FRONTE DEL PORTO regia di Elia Kazan

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amterme63     9 / 10  04/02/2007 23:53:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi ha colpito molto per il realismo nel descrivere una situazione molto comune da noi in Italia. La gente che subisce e sostiene suo malgrado un sistema fatto di ricatto, sopruso, sfruttamento senza alcuna remora morale. Non c’è scelta: o si muore di fame o si subisce. La forza di questo sistema è così grande che si forma una specie di codice di comportamente accettato da tutti, fatto di omertà, e isolamento dei “traditori”. Il carattere di Friendly, i suoi metodi, i suoi modi saranno forse un po’ di maniera che corrispondono a quello che succede nella realtà. Fino ad ora è stato uno dei film che parlano di mafia, più efficaci che abbia visto.
Nel film la ribellione viene da poche figure isolate, che la pagano cara per questo. Si vuole però mettere in risalto due figure esemplari che nella storia riescono a tenere testa al sopruso mafioso.
Il prete è encomiabile nel suo sfidare con le sole parole i delinquenti. Mostra coraggio e fare poco pretesco in diverse occasioni (molla uno sganassone a Terry), tanto più che ai suoi colleghi questo comportamento non va proprio giù. In una realtà avrebbe fatto la fine di Don Puglisi. Nel film sembra surrogare al fatto che non esiste alcun ordine alternativo al malaffare. La commissione anticrimine è troppo burocratica per riuscire a fare qualcosa. Tutto sommato la cosa è disperante: solo uno fuori del comune riesce a smuovere qualche coscienza.
Terry rappresenta la speranza nel futuro. Il suo è un carattere che muta molto. All’inizio è una specie di bulletto di quartiere (con Marlon Brando che lo caratterizza in una maniera incredibilmente vera) ma qualcosa chiamato “coscienza” riuscirà a farlo maturare. Questa scossa gli viene dal sapere che qualcuno gli vuole bene, che ha fiducia in lui; ma soprattutto dal suo orgoglio ferito da Friendly. La sua ribellione non è certo di natura politica, ma solo di odio e sfida verso chi l’ha semplicemente usato.
Il personaggio di Edie è un po’ meno riuscito e più di maniera, ma tutto sommato credibile. L’unica pecca della sceneggiatura è il rocambolesco salvataggio di Terry e Edie dal camion in corsa. Queste sono un po’ le uniche concessioni (sentimentalismo e intoccabilità del protagonista) ai canoni dell’epoca.
Il finale pone molte questioni. A parte l’esaltazione di Terry (paragonato addirittura a Cristo che va al Golgota), salta all’occhio la passività dei lavoratori, l’assoluta sfiducia nel loro agire autonomo. Loro fanno qualcosa solo seguendo qualche capo carismatico. Così rimarranno sempre in balia del primo che imporrà di nuovo la sua legge. Per questo il fim finisce apparentemente bene. Friendly tornerà, l’ha promesso, troverà la situazione come prima e potrà ricominciare a taglieggiare indisturbato. L’ambiente che ha prodotto il suo potere è rimasto tale e quale. Tanto più che i datori di lavoro sono indifferenti se la manodopera è sottopagata, se c’è disoccupazione, se i lavoranti glieli procura la mafia o no.
amterme63  05/02/2007 08:27:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sono dimentica di mettere il film nella sua epoca. Visto il clima dell'epoca, il film vuole screditare le organizzazioni di "difesa" dei lavoratori (sindacatati, partito socialista) e accreditare la chiesa come attore politico (da noi imperava la Democrazia Cristiana). Oggi salta all'occhio più l'aspetto universale di descrizione di una situazione che crea e mantiene la mafia, grazie alla passività della massa.