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FRONTE DEL PORTO regia di Elia Kazan

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Dom Cobb     6½ / 10  14/10/2018 17:58:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Terry Malloy è uno scaricatore di porto e un ex pugile, che è stato introdotto dal fratello nella "mafia" che controlla il sindacato portuale della città; quando, in seguito a una sua soffiata, un amico viene ritrovato morto in circostanze più che sospette, egli inizia ad avere rimorsi di coscienza. Infine, le insistenze da parte del prete locale e il graduale peggioramento della sua situazione nel sistema lo spingeranno a denunciare pubblicamente lo stato di corruzione...
Il dramma sociale rappresenta uno dei generi più fortunati e remunerativi degli anni '50, e fino ad oggi il film di Kazan ne è uno degli esempi più celebrati; già ammetto che non è esattamente il tipo di cinema che fa per me, ma in passato mi sono imbattuto in alcune pellicole interessanti al riguardo. E anche se, sotto nessun aspetto, "Fronte del porto" si può considerare un brutto film, a fine visione mi sono sentito un po' infastidito.
Credo che ciò sia la conseguenza di un mio errore, ossia l'aver sbirciato fra i retroscena della produzione del film prima di guardarmelo: in fondo, stiamo parlando del periodo maccartista, in cui infuriava la paura per i "nemici" russi a tal punto da spingere alla creazione di un comitato per scovare eventuali sobillatori in quel di Hollywood tramite una serie di interrogatori pubblici e bandirli sulla "lista nera". Questo periodo lo reputo un manifesto della stupidità umana e del bigottismo della peggiore specie, una prova lampante di cosa paure irrazionali e infondate possono spingerci a fare, pertanto sapere che Kazan è stato uno dei pochi ad accusare apertamente suoi amici e colleghi durante tali interrogatori per salvarsi la carriera ha influito non poco sulla mia percezione del film; tanto più che lo stesso Kazan ha ammesso di aver diretto "Fronte del porto" come metodo per giustificare le sue azioni.
Alla fin fine, è proprio questo ad avermi infastidito oltremodo, ossia il modo in cui Kazan sembri voler trasporre la propria condizione attuale nella vicenda narrata su schermo, producendo un risultato che definire moralmente ambiguo sarebbe un eufemismo.


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Ora, non spetta a me giudicare Kazan per quel che ha fatto, soprattutto perché non ho mai vissuto in un clima politico del genere ed è facile dimenticarsi in che modo certe pressioni possano schiacciare un individuo e costringerlo a prendere una posizione capace di alleggerire il peso, anche se ciò volesse dire lanciare accuse che, magari, si sa anche essere false. Però per tutta la durata non sono riuscito a scrollarmi di dosso questa vena ipocrita e bigotta che, una volta salita in superficie, è impossibile da ignorare.
Un peccato, perché a scanso di questo problema estremamente ingombrante, il film funziona come parabola ottimista della lotta degli onesti contro i corrotti: è ben girato, scorrevole e beneficia di buone interpretazioni da parte di tutto il cast (anche se non ho trovato nessuno di loro materia da Oscar, neppure Brando, che da quel che vedo si è fatto una missione di apparire distaccato in tutte le sue performances). La storia con la ragazza di turno inoltre non funziona a dovere e sembra esser messa lì giusto per ragioni di formula, e in generale il numero di Oscar vinti mi pare un po' esagerato, visto che né il montaggio, né la scenografia mi sono sembrati particolari.


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Il film soffre per una certa sottocorrente politica che risulta ingombrante, ma per chiunque sia capace di ignorarla, rimane comunque un dramma realizzato con competenza ed interpretato con sufficiente dignità da parte di tutti gli attori coinvolti. Ma anche senza i problemi di cui sopra, dubito che lo considererei un capolavoro vero e proprio.