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ENTER THE VOID regia di Gaspar Noč

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elio91     6 / 10  14/05/2012 18:23:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Metto 6 perché per la prima volta non so che mìnchia di voto devo dare!
(e questo si candida come l'incipit più bello di tutti i miei commenti, a proposito)

La prima mezz'ora è stata un'esperienza audiovisiva di coinvolgimento unica: sentirsi il protagonista del film, vivere le sue sensazioni e i suoi deliri in maniera esagerata. Merito dello stile di riprese in soggettiva perfetto. Poi... poi il film cambia: ci sono flashback repentini, ammiccamenti al complesso edipico e una riflessione continuata sulla morte e il dolore, sesso (tanto sesso), la pornografia della realtà con lo sfondo di una Tokyo psichedelica e straniante. Da giramento di testa la telecamera che si insinua dappertutto, in ogni minimo anfratto, perfino nelle vagine; da vomito la schiettezza spiattellata con violenza da Noé in primo piano di un feto abortito, dei gridi di una bambina che osserva il capo spiaccicato dei suoi genitori; da epilessia i colori che non stanno mai fermi in una girandola da LSD.
Poi c'è un finale lento, ridondante, ripetitivo e francamente scadente. E pure telefonato.

Cosa resta alla fine di Enter The Void? La sensazione mentre ci ripenso tende al negativo anche se questo è un esperimento destinato a colpire e a far parlare di sé, inevitabilmente.
Noé ha girato una pellicola dei suoi sogni che urla in continuazione "guardatemi, sono unica nel mio genere"; una scatola purtroppo piena di spunti abortiti o sviluppati con banalità: non ci si faccia ingannare dal delirio visivo da giramento di testa, Enter the Void non è un capolavoro (ma capisco che per molti possa esserlo) ma nasconde benissimo una filosofia del dolore che altri autori meno appariscenti hanno analizzato meglio. Perfino Von Trier, che di certo non è uno che realizza pellicole modeste o non ambiziose, nei suoi lavori peggiori o più controversi (ma quale non è controverso) ha dato più interesse al contenuto che alla scatola. Con Noé la sensazione è contraria.
Se la prima ora e mezza basta e avanza per fare di Enter the Void un'opera altanelante ma senza dubbio piena di interesse, poi il film si specchia in sé stesso, diventa ancora più artificioso di quanto già è di suo: interminabili panoramiche che un paio di volte sono fantastiche, certo, nell'illustrare come la macchina da presa si insinui in ogni luogo e faccia le veci di Dìo, ma poi stancano. E stanca il sesso, stanca una trama principale che al di là del rapporto edipico (irrisolto) è banale, e pure quella incompleta e piena di buchi se ci si fa caso.
Con meno soldi, Irreversibile è addirittura superiore e più coeso. Noé certo è un regista interessante ed è impossibile non notarlo, ma si compiace troppo di sé e la sua voglia di mostrare il pene davanti le telecamere è deleteria. Non sa farlo bene, duole dirlo. De gustibus... a me è piaciuto poco e son pieno di dubbi.