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LAWRENCE D'ARABIA regia di David Lean

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amterme63     9½ / 10  19/11/2012 18:41:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
3 ore e mezza volate via quasi senza accorgemene. E' un film molto "pieno", che nonostante l'approccio convenzionale e classico verso la materia trattata, continua ancora a fornire tantissimi stimoli a riflettere sulla natura umana e soprattutto a godere di uno spettacolo visivo che non ha uguali nella storia del cinema.
Sì, perché è la dimensione visuale quella che più colpisce del film: la monumentalità dei paesaggi, il loro imporsi sulle sorti umane, la grande potenza espressiva che la semplice natura riesce a conferire alle scene è qualcosa di sublime e indimenticabile. Certo, qui si usa l'approccio classico dei film western, anche se rispetto al modello si accentua l'aspetto minaccioso e inospitale dell'ambiente. Non si tratta comunque del paesaggio spirituale ritratto da Herzog nei suoi film, è pur sempre un paesaggio da cartolina. Certamente qui entra in gioco il fatto che nel 1962 questi film sopperivano al desiderio "turistico" delle singole persone e davano la possibilità di "viaggiare" a chi non se lo poteva permettere. Oggi questi paesaggi (della Giordania) li possiamo tranquillamente vedere dal vero, però messi nel contesto teso e avventuroso del film conservano tuttora il loro grande fascino.
Altro grande pregio del film è quello di non avere mai cadute. Anche se il ritmo è lento, ogni scena conserva un suo pathos, una sua tensione, che cresce in continuazione. C'è poi il fatto che nonostante i paesaggi da cartolina e le vicende falsate dalla stilizzazione avventurosa di stampo western, c'è una profonda indagine negli animi umani, il porre spesso lo spettatore di fronte a scottanti dilemmi etici. Insomma non è solo occhio e adrenalina, è anche sensibilità e riflessione.
Con questo film Lean prosegue infatti il discorso avviato con "Il ponte sul fiume Kwai". Anche Lawrence d'Arabia è una riflessione sul ruolo degli "eroi", delle grandi persone e il loro difficile rapporto con il mondo. Perché una cosa salta all'occhio: secondo quanto espresso dal film il mondo è governato, trascinato da grandi persone. Sono solo loro che hanno un ruolo attivo e la volontà, la forza di modificare la realtà. Gli altri, le persone normali, non possono far altro che obbedire, seguire quello che hanno deciso i capi, fiduciosi e fedeli, dando loro la vita. Le istituzione collettive impersonali non possono far altro che guardare con sospetto queste "eccellenze" umane, se possibile usarle e alla fine toglierle di mezzo in quanto spesso "controproducenti".
Il ruolo del grande uomo è comunque visto controluce. Non tutto è rose e fiori. Lawrence è roso da questa smania di superamento dei limiti, di affermazione di sé, ma allo stesso tempo si teme, sa di avere aspetti torbidi e negativi che spesso non sa controllare. Le vittorie ottenute spesso si possono trasformare in sconfitte, in sconfitte di se stessi. Le conseguenze dei propri atti sovrumani spesso non riflettono l'intenzione che li ha originati.
Tutto questo è chiarissimo nel film, grazie a una splendida interpretazione di Peter O'Toole che dà al suo personaggio mille sfaccettature diverse e ce lo fa apparire molto umano.
Come in "Il ponte sul fiume Kwai" lo scontrarsi della cultura occidentale con altre culture "forti", porta a un suo stravolgimento e a una sua negazione. Lampante a proposito è l'evoluzione del raziocinante e legalista Lawrence di fronte al violento predone Alì (il bravissimo Omar Sharif). Alla fine i ruoli si sono rovesciati, le parti scambiate.
Insomma, Lean prepara epiche e grandiose celebrazioni di eroi-condottieri ma allo stesso tempo smonta e relativizza queste figure, mostrandone i lati umani e deboli e soprattutto il fatto che perdono il controllo di quello che fanno, non riescono come vogliono a dominare la realtà, le conseguenze di quello che fanno non sono quelle volute.
I kolossal di Lean finiscono in pratica con il far bere agli eroi l'amaro calice della sconfitta, mettendoli di fronte all'inutilità delle loro grandi imprese, facendoli bruciare dal fuoco che essi stessi avevano provocato.
Invia una mail all'autore del commento thohà  19/11/2012 20:47:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un capolavoro, Amterme. so che tu non dai mai 10, ma questo lo meritava.
amterme63  20/11/2012 23:12:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quel mezzo punto in meno è dovuto al trattamento a volte un po' troppo convenzionale nei confronti della storia e dei caratteri (soprattutto in quelli secondari). A volte c'è qualcosa di troppo "perfetto" che dà un pochino di fastidio (almeno a me). Rimane comunque un capolavoro di arte cinematrografica, al di là delle forzature.
Invia una mail all'autore del commento thohà  21/11/2012 00:42:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Minchi, ripensa alla scenografia, se il resto non ti basta. Secondo me è perfetto.