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IL RITO (2010) regia di Mikael Hafstrom

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ilSimo81     7 / 10  28/03/2011 19:15:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un capolavoro sull'esorcismo, ormai, non lo vedremo mai più.
Al giorno d'oggi, bene o male, tutti sanno cos'è un esorcismo e come avviene. O meglio: tutti lo sanno a livello epidermico, anche se sulle questioni più specifiche c'è un'enorme ignoranza in materia - discorso che vale anche per me, nonostante alcuni studi in materia. Diventa quindi ancor più difficile, per un film che ne parli, colpire o sconvolgere lo spettatore.
"Il rito" ci prova, raccontando la storia di Michael, un ragazzo che condivide la vita e il lavoro con il padre: insieme si occupano di comporre le salme dei defunti per la sepoltura. Ad un certo punto, il giovane decide di entrare in seminario, una scelta dettata più dall'esasperazione che dalla convinzione. Ma proprio nel momento in cui i dubbi di fede lo fanno sentire sempre più inadeguato per una vita da sacerdote, qualcuno vede in lui una forza particolare: Michael viene quindi introdotto nel particolare mondo degli esorcisti, un mondo affascinante, sconvolgente, insidioso.

"Il rito" è l'adattamento cinematografico del libro "The Rite: the making of a modern exorscism", un libro interamente basato su testimonianze di episodi reali, rese all'autore da esorcisti tramite racconti e testimonianze dirette. Le scene del film possono colpire, ma la realtà, che è documentata, può anche essere peggiore. Tutti hanno la libertà di credere o non credere, ma tutti devono ricordare che la vittoria più grande del Diavolo è convincere l'uomo che esso non esista.

Dopo "L'esorcista", indiscusso capostipite del filone cinematografico sugli esorcismi, nessun altro film è riuscito a rappresentare con la stessa intensità un rito d'esorcismo su un caso di possessione diabolica. I film successivi hanno puntato tutto su effetti speciali sempre più evoluti, ma senza aggiungere nulla all'argomento: l'esorcismo è sempre esorcismo. Lo stesso Hopkins, ironizzando, fa qui una battuta chiaramente riferita alla pochezza degli effetti speciali presenti ne "L'esorcista", eppure anche ne "Il rito" ritroviamo un elemento già visto proprio nel film di Friedkin: un esorcista anziano e un esorcista giovane, scettico ed inesperto.
Qui ci sono due storie di fede personale: quella di Michael, il cui scetticismo è solo l'inizio di un cammino di ricerca di risposte; e quella di padre Lucas, che mostra come in ogni momento della propria vita non ci si può mai ritenere soddisfatti delle certezze acquisite, perché ci saranno sempre debolezze che torneranno a farsi vive. Citando un arguto comico, "la vita è un eterno ritorno, un pendolarismo esistenziale".

I due protagonisti tolgono ogni luce agli altri. Ottimo l'esordiente Colin O'Donoghue. Splendido Hopkins: il personaggio che interpreta è così particolare che dà modo all'attore di farsi apprezzare in un'altissima ed eclettica prova d'attore. La conseguenza inevitabile è che gli altri personaggi sono relegati a ruoli di cornice: basti dire che la bellissima Cucinotta è purtroppo inutile, visto che non pronuncia una sola battuta. Anche la giornalista è un personaggio palesemente riempitivo: inserita come riferimento biografico all'autore del libro, purtroppo riveste due altre inutili funzioni, di cui si sarebbe potuto benissimo fare a meno: addolcire i toni tetri della storia e fare da voce della coscienza di Michael.
Interessanti le scene in cui si esorcizza la ragazza incinta: forse un furbo espediente per aumentare il coinvolgimento emotivo dello spettatore, o forse un richiamo ad un altro capolavoro, "Rosemary's Baby".

Infine, due critiche specifiche. Primo: forse è una notazione soltanto personale, ma mi è sembrato fuorviante il fatto che la possessione sia a tratti rappresentata come se fosse una malattia contagiosa. Secondo: si è persa una bella occasione per le ambientazioni. La cornice della città di Roma non viene sfruttata in modo opportuno: sarebbe stato bello proporre qualche scorcio più caratteristico e appropriato della Divina Urbs (sarebbe bastata semplicemente qualche immagine delle sue bellissime Chiese), piuttosto che metterne in risalto solo il caos, il traffico e i turisti.

Tenendo presente tutto questo, do come voto un sette, anche se gli affianco il commento proprio del sei: "poteva essere migliore".

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