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L'ULTIMO UOMO DELLA TERRA regia di Ubaldo Ragona

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GianniArshavin     8 / 10  23/05/2017 12:29:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ultimo uomo della terra è un film diretto da Ubaldo Ragona e Sidney Salkow, una co-produzione fra Italia e USA, tratto dal celebre capolavoro di Richard Matheson Io sono leggenda, conosciuto anche come "I Vampiri".
Questo famosissimo e straordinario romanzo ha avuto ben tre trasposizioni cinematografiche, ma questa del 64 a mio parere resta la migliore, malgrado un budget infimo e una pochezza di mezzi totale.
I due registi sono riusciti a cogliere il senso intimo dello scritto, riuscendo a riproporre sullo schermo le suggestioni, i temi e l'alienazione che il libro trasmette.
Il merito di questo inaspettato trionfo nasce grazie a tre fattori principali:
1) L'ambientazione: il film è stato girato in alcuni quartieri della capitale come L'EUR, luoghi desolati, periferici e vasti perfetti per inscenare una fine del mondo credibile e desolante nonostante i pochi soldi a disposizione.
2) La storia e lo stile: rispetto alle versioni successive, Ragona e Salkow sono riusciti a ricreare perfettamente l'atmosfera cupa e alienante della vicenda, rifuggendo (forse anche per limiti di budget) qualsiasi concessione allo spettacolo e concentrandosi principalmente sulla sostanza, sui contenuti; l'incedere della trama è lento ma sinuoso, lo stile registico e degli sviluppi narrativi è magnetico e riesce a coinvolgere in tutto e per tutto.
3) Il personaggio principale: il Robert Morgan, interpretato da un Vincent Price maestoso, è un uomo devastato e rassegnato, che tira a campare covando una flebile speranza di salvezza e compagnia che va spegnendosi giorno dopo giorno. L'introspezione del protagonista è davvero impeccabile, possiamo sentire e toccare la sofferenza e lo straniamento di quest'uomo dilaniato, cosa che le altre trasposizioni non sono riuscite a fare, malgrado siano comunque prodotti di valore, soprattutto quello con Heston.
Ultima nota di merito per il significativo finale, dai palesi richiami cristologici che tuttavia evita la trappola della stucchevolezza.

Dunque, L'ultimo uomo sulla terra è una perla nascosta del nostro cinema di fantascienza (genere tradizionalmente ostico per noi) fino a pochi anni fa seppellita dal tempo e da una critica miope e sprovveduta.
Consiglio vivamente il recupero di tale titolo, antesignano e ispiratore di una bella fetta di cinema successivo.