caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CANE DI PAGLIA regia di Sam Peckinpah

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     7½ / 10  10/01/2010 11:35:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Peckinpah ci ha sfornato un'altra grande opera che illustra la sua poetica del caos violento e dell'individualismo più sfrenato quale vera e genuina base del vivere umano.
Ci sono comunque dei principi ideali "regolatori", che però non hanno niente a che vedere con la legge scritta (su tutti la proprietà privata e l'etica dell'amicizia).
Ambientare le storie nel passato e in un luogo mitico permetteva a Peckinpah molta libertà nel delineare il carattere dei personaggi, facendoli così agire come "voleva" lui. Quando invece la storia è ambientata nel presente, in un luogo reale, come in Cane di Paglia, allora le forzature saltano più all'occhio.
Io non so quanti abitanti della Cornovaglia di fine anni '60 si riconoscano nel villaggio in cui si svolge la storia. Il mio sospetto è che Peckinpah abbia un po' troppo "americanizzato" la sperduta campagna inglese. L'accolita di abitanti depravati e volgari ricorda il paese di rozzi minatori in Sfida nell'Alta Sierra. Il pub assomiglia ai tipici saloon dei suoi film western. Le donne sono tutte, chi in maniera palese, chi in maniera più coperta, delle put.tane. Anche in questo paese le istituzioni sono solo una sottile patina superficiale (tronfi e ridicoli) e la legge scritta praticamente assente o ininfluente.
Il carattere del protagonista David è fin troppo caratterizzato e il suo sviluppo da pecora fifona a lupo scannatore sembra a volte un po' pretestuoso o costruito ed è fin troppo perfetto. A Peckinpah stavano certamente antipatici gli idealisti, gli intellettuali e i pacifisti di moda a fine anni '60. David è rappresentato come uno di loro (volutamente sfruttato il rimando automatico che ha Dustin Hoffman con il Laureato) e perciò più volte dileggiato e ridicolizzato nelle sue manie e nelle sue debolezze. Si rimane sconcertati da come non riesca a capire il contesto in cui vive e soprattutto non capisca la psicologia di chi lo circonda, soprattutto di sua moglie! David in qualche maniera sa di questa sua "debolezza", o almeno arriva a percepirla come tale e come tutti gli incerti finisce per cadere nell'eccesso opposto. In questo caso però Peckinpah è più indulgente con il personaggio. David violento è trattato con tutti gli onori registici e fatto passare quasi per un eroe (si "tifa" per lui). Dal registro comico/sarcastico si passa all'improvviso al registro epico/violento. Del resto, come il protagonista di Sfida nell'Alta Sierra, David ubbidisce ad un principio etico "giusto", cioè la difesa di un debole contro un branco scatenato e si sa che nell'etica di Peckinpah tutti i mezzi sono permessi, se la causa è "giusta".
Molto più complesso è il carattere di Amy, sua moglie. Una cosa che non si capisce è come possa essersi messa con uno come David, visto che si sopportano a vicenda. Sono dei caratteri troppo diversi. Anche lei soffre di ambiguità e incertezza. Vorrebbe il sesso duro (è provocante e decisa) ma non ha chiaro in testa fino a che punto è disposta ad abbassarsi. Finalmente in questo film Peckinpah si toglie lo sfizio di rappresentare quello che in Sfida nell'Alta Sierra ha solo "preparato", cioè un rapporto sessuale con "condivisione" della preda. E' chiaro che Amy ha subito violenza e la cosa le brucia, ma allo stesso tempo rimugina il tutto in maniera morbosa, come se provasse piacere a ricordare. Soprattutto non ne parla con nessuno, come se la cosa fosse già prevista e voluta da lei.
Quindi violenza e stupro sono il sottofondo del carattere anche delle persone di oggi e sono pronti a uscire fuori dalla sottile patina di "civilizzazione" che ci troviamo addosso.
Questo è il tema che Sam Peckinpah ha lasciato al cinema americano anni '70, il quale ci si è gettato a corpo morto. Infine questo film s'inserisce benissimo, con il suo finale, nella tematica dell'incertezza e della mancanza di valori guida che travagliava l'America degli anni '70.
Complimenti in ogni caso alla tecnica registica che evidenzia il caos umano con un montaggio alternato a volte frenetico e sottolineando gli scoppi di violenza con il tipico ralenti.