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JUNGLE FEVER regia di Spike Lee

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  28/05/2010 11:07:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una relazione extraconiugale per raccontare di pregiudizi razziali nella New York degli anni ’90.La storia tra l’architetto nero,un poco incisivo Wesley Snipes, e la giovane segretaria italo-americana,la brava Annabella Sciorra, è un punto di partenza per sondare dicerie e stereotipi che affliggono la società multietnica americana,divisa non solo in classi sociali ma anche in profonde distinzioni razziali.
Il pandemonio che scaturisce nell’ambito delle due comunità ,una volta resa nota la relazione, ben evidenzia una xenofobia latente,alimentata da stereotipi basati su ignoranza e timore del confronto con il “diverso” ,mascherata troppo spesso da un’ipocrita tolleranza.
Spike Lee adotta toni che fondono con vivacità tragedia e commedia,non si schiera proponendo una visione manichea,suddividendo quindi le colpe e lasciando in sospeso le cause scatenanti.
Semplice curiosità,desiderio di avere una compagna bianca e quindi di raggiungere una posizione pubblica considerata di rilievo,attrazione verso un individuo culturalmente più preparato e abbiente rispetto le canoniche frequentazioni,motivazioni che Lee sembra alimentare tenendo molto sul fondo la componente più romantica.Non per un proprio giudizio pessimista sulla possibilità di un funzionale legame interrazziale ma per le barriere che esso incontra,per le difficoltà oggettive che si sommano a quelle generate da un rapporto già precario in quanto clandestino e probabilmente determinato da un’attrazione transitoria.
Uno spiraglio di luce arriva da un solo individuo,Paulie,il bravo John Turturro,il quale sembrerebbe rappresentare quello spirito anticonvenzionale attraverso cui abbattere ogni divergenza.
Importante il cast tra cui spiccano la performance sopra le righe del tossico Samuel L. Jackson e dei grandi vecchi Ossie Davis e Antonhy Quinn,piccolo ma scurrile ruolo per Halle Barry.