' Passiamo tanto tempo a cercare di organizzare il mondo. Ma quale parte della nostra vita è davvero sotto il nostro controllo? E se scegliessimo di vivere unicamente una realtà costruita da noi? Questo ci rende folli? E se è così... Non è meglio di una vita di disperazione?' Forse per comprendere pienamente il senso morale ed etico di questa pellicola è necessario estrapolare l'immagine finale e collocarla all'inizio. In quel tombino, luogo non a caso destinato alle scorie provenienti dalla superficie infatti, tra le putride acque ed il fango, si farà largo la prova che lo spettatore ha cercato disperatamente luogo tutte le peripezie del vissuto di questa famiglia: un bottone. Paul haggins, già autore di quello che è indubbiamente il suo lungometraggio migliore 'crash- contatto fisico', regala questo fotogramma liberatorio solo allo spettatore, estraniando volontariamente coloro che quel dettaglio avrebbero dovuto vederlo cronologicamente molto tempo prima. Critica al sistema giudiziario a parte, reo di visionare superficialmente la verità, trascurando con negligenza tutto ciò che sta al di sotto, questo film è a mio avviso un manifesto alla famiglia ed al ritrovato valore che essa rappresenta a dispetto di una società cinica che vorrebbe sminuirne la reale grandezza. Cinica a tal punto da relegare questo prezioso nucleo, nelle profondità oscure celate da un tombino. Haggins, ci presenta una famiglia media in lotta con tutto ciò che la circonda. L'empatia (figlia legittima dell'accanimento) con i personaggi che la compongono ci induce sin da subito a vedere la donna vittima di un errore grossolano. Tuttavia il fattore supponente è presente ed interagisce alla perfezione con le certezze del marito. Certezza testimoniata dalla tacita repressione di una qualsiasi richiesta di delucidazioni da parte della moglie. Il carcere diviene pertanto la perfetta metafora del muro che la società pone tra i membri che la compongono. E l'amore del marito, verso quello che rappresenta tutto il suo cosmo, la chiave per scardinarne le porte. Ecco allora l'esigenza di creare un mondo alternativo, un mondo all'interno del quale una famiglia lottando e contando solo sulle proprie forze e sul proprio legame può sopravvivere. Esistono le tentazioni(la donna conosciuta al parco), esistono le scadenze, esistono esigenze economiche esorbitanti per poter andare avanti, ma come ci dimostra la scena del salvataggio in extremis in autostrada, siamo noi a decidere di rimanere aggrappati o meno a quest'immenso è inestimato valore che da secoli sopravvive al mondo:la famiglia. Forse da soli saremmo veramente dei disperati.
PIERLUIGI T. 01/05/2011 20:06:57 » Rispondi Per consolidare la mia gratitudine al tuo apprezzamento mi sembra doveroso risponderti citando queste battute, che non avrai certo difficoltà a riconoscere: "mi ripugna ammetterlo ma stiamo diventando troppo teneri!" -"forse solo un tantino signore, solo un tantino!
Noodles_ 23/04/2011 13:24:42 » Rispondi Molto bella la riflessione nello spoiler. Se proprio vogliamo dare dei significati profondi al di là del mero intrattenimento (di qualità) direi che quelle sono proprio le parole giuste.
PIERLUIGI T. 23/04/2011 16:01:27 » Rispondi Ti ringrazio...personalmente è quella che ho esposto nello spoiler la sensazione che mi ha dato la pellicola. Sicuramente il film merita di essere visto, ma a parer mio, sempre di Haggis, Crash- contatto fisico,lo collocherei ad un gradino più in alto.