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LA BELLEZZA DEL SOMARO regia di Sergio Castellitto

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jack_torrence     7½ / 10  21/12/2010 16:04:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una commedia decisamente atipica, tanto più squilibrata quanto più apprezzabilmente in equilibrio nel suo squilibrio; sopra le righe in modo addirittura esagerato, ma tanto sopra le righe da funzionare bene proprio così.
Mi è piaciuto soprattutto il gusto anarchico, la verve surreale, un'acredine che, pur senza essere corrosiva, non lesina ferocia verso il mondo snob-altoborghese-exsessantottino contro cui si scaglia e al quale non riserva indulgenza.
Occorre dirlo chiaramente: il film è del tutto anti-naturalistico, inverosimile perché surreale. E forse non siamo abituati al surrealismo nella nostra addormentata commedia; forse ci piace sempre il pelo accarezzato per il suo verso. E in tal modo, non ci accorgiamo della raffinatezza di un'opera che canta fuori dal coro anche quando rischia di esser fraintesa per un Verdone apocrifo ed esce coraggiosamente schiacciata tra i cinepanettoni a quanto pare più orridi di sempre.
Forse il limite del film è un certo autocompiacimento autoriale che non si è liberato del tutto dello snobismo che appartiene all'umanità che descrive; come per esempio è più un limite che un pregio quel voler persino alludere a Otto e mezzo sia nel nome del protagonista, Marcello, sia nelle scelte di regia (dove vediamo movimenti di macchina eterodossi analoghi a certe carrellate libere di Fellini; dove, soprattutto, il carosello orchestrato da Castellitto perde progressivsmente contatto con la linearità della trama, riuscendo però - ed è notevole - a farci accettare l'inverosimiglianza dell'intreccio e della successione delle scene). Infine, più un limite che un pregio una certa artificiosità dei dialoghi, specie verso la fine, dove i personaggi si dicono in modo sin troppo letterario e preciso quello che hanno da dirsi, in dialoghi serrati e sintetici che rivelano un processo di scrittura e limatura troppo "di sceneggiatura".
Ma insomma, si tratta per me di peccati veniali nel contesto di un'operazione originale e assai intrigante.
Da rivedere (addirittura) per coglierne meglio i pregi, i tanti rimandi interni, il gusto assai felice di un surrealismo libero da schemi e accademismo.