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RAGIONE E SENTIMENTO regia di Ang Lee

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Cytherea     8 / 10  02/08/2015 20:12:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante gli ultimi decenni abbiano visto succedersi numerose trasposizioni televisive e cinematografiche dei maggiori classici della letteratura britannica, Sense & Sensibility di Ang Lee, risalente ad ormai vent'anni fa, resta indubbiamente una delle produzioni più riuscite, nonché in assoluto il migliore adattamento dell'omonimo romanzo di Jane Austen.
Sorretto da un ottimo copione, che valse ad Emma Thompson - scenggiatrice oltre che interprete principale - un meritato Oscar, il film è la perfetta dimostrazione di come un buon lavoro di riduzione di un testo letterario non solo non debba necessariamente comportarne lo stravolgimento, ma possa, talvolta, perfino mitigarne le debolezze, com'è appunto avvenuto in questo caso.
Diversamente dal soggetto originale - rispetto a cui Lee e la Thompson non temono di prendersi diverse libertà - la contrapposizione tra le sorelle Dashwood appare qui meno netta, traducendosi essenzialmente in una differenza caratteriale dove gli aspetti dominanti delle due protagoniste risultano più sfumati e privi degli estremi descritti nel romanzo.
È tuttavia alla scelta conclusiva di Ang Lee che va, per quanto mi riguarda, il maggior plauso: il trionfo assoluto della ragione sul sentimento, che la Austen faceva culminare nel matrimonio (propugnato dai familiari) di Marianne con un uomo "per cui ella non provava altro che un profondo rispetto ed una viva amicizia", lascia qui spazio ad una soluzione di gran lunga più soddisfacente, dove il pianto incontrollato di Elinor, e l'ormai acquisito buon senso di sua sorella, suggeriscono piuttosto una sintesi finalmente possibile tra razionalità ed emotività: una giusta via di mezzo dove tanto l'una quanto l'altra caratteristica divengono elementi necessari ed imprescindibili di ogni scelta umana equilibrata e responsabile.
Senza dubbio, gran parte dei meriti spetta anche all'ottimo cast, in cui si distinguono, oltre alla già citata e sempre brava Emma Thompson, una giovanissima Kate Winslet perfetta nella parte di Marianne, ed un inedito Alan Rickman che, nel ruolo del Colonnello Brandon, risulta forse l'unica figura maschile realmente degna di nota. Alquanto superfluo, tanto nel personaggio quanto nell'interpretazione, è invece Hugh Grant, a cui i panni del gentiluomo del XIX secolo si addicono decisamente poco.
A dispetto dell'occasionale lentezza, peraltro pienamente coerente col testo da cui è tratto, il film si lascia seguire piacevolmente, alternando con naturalezza scene apertamente umoristiche (vedasi la reazione della giovane Mrs Dashwood alla confessione di Lucy Steele), a momenti drammatici, e riesce inoltre, pur senza pregiarsi di una rigorosa fedeltà al romanzo, a rievocarne mirabilmente vicende ed atmosfere, aiutato in questo da una fotografia suggestiva e da una meticolosa cura per ambientazioni e dettagli.