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I RAGAZZI STANNO BENE regia di Lisa Cholodenko

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amterme63     7 / 10  27/03/2011 18:16:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Piacevole e interessante commedia che racconta la storia intima di un pezzo di individualmente incerta e tormentata middle class americana (californiana). Si vuole però ribadisce il valore essenziale e supremo che ha la famiglia; in pratica l'unico valore sociale sicuro e di riferimento, l'unico appiglio certo, l'istituto fondante e irrinunciabile nella vita quotidiana, il solo legame solido che riesce a unire più persone.
Intanto per "famiglia" si intende un nucleo completamente indipendente da legislazioni, tradizioni o norme religiose. Può essere composto e diretto da persone di qualunque sesso o tendenza sessuale. Questo concetto in tutto il film lo si dà per acquisito, nessuno si sogna di metterlo in dubbio. Esistono due madri, legate da rapporto omosessuale, ma questo non incide assolutamente sul fatto che possano avere figli ed educarli "come si deve", né che i figli possano crescere uguali (magari meglio) a quelli delle coppie "normali". In tutto il film nessuno osa meravigliarsi minimamente di questa situazione. Tutto è svolto come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questo la dice lunga su quanto certe zone degli Stati Uniti (la California e New York) siano assai più avanti di noi in termini di libertà individuale/collettiva o almeno fanno di tutto per esserlo.
Tra l'altro il tentativo dei figli di rendere "normale" la struttura, introducendo cioè la figura "maschile" o del padre naturale, si risolve in un fallimento, addirittura rischia di buttare all'aria il nucleo stesso e distruggere tutto. La famiglia vale quindi per la solidità dei rapporti, non per come è composta. Può vivere di per sé, perché non contano gli individui che la compongono ma l'effetto che stare insieme ha su di essi.
A tal proposito nel film si forza un po' la tipologia dei personaggi e volutamente si presentano individui assolutamente imperfetti, avendo molta cura di metterne in evidenza proprio le imperfezioni e gli errori. Nessuno si salva. Nic, che è un po' il "capofamiglia", pecca di presunzione, di durezza, di egocentrismo. Se non altro l'affetto della sua compagna e dei figli le fanno capire i propri difetti. Jules è l'anello debole, introversa, dubbiosa, insicura in tutto, anche della sua identità sessuale. Anche per lei gli errori vengono "rimediati" dalla vicinanza e dalla comprensione di chi le sta accanto in famiglia.
I figli stessi sono tutto fuorché perfetti. Intanto soffrono dei tipici problemi di identità dell'adolescenza, legando con amici che sono l'esatto opposto. Sono curiosi, drastici, insoddisfatti, incerti ma in fondo molto legati con i propri referenti "adulti" (se ne accorgono quando ne devono fare a meno).
Il personaggio di Paul non è trattato né meglio, né peggio degli altri. Semplicemente ha fatto un errore più grosso, non si è formato una famiglia propria e non può pretendere di formarsene una tutta sua sconvolgendo una già esistente. Lo deve capire da sé perché non c'è nessuno con cui possa discutere o confidarsi e l'unica persona che c'era (la dipendente di colore) l'ha disgraziatamente allontanata.
La famiglia formata e faticosamente consolidata non può quindi permettersi di fare la "generosa", estendendosi graziosamente ad altri. Questo è il concetto che si vuole far passare. In effetti è qualcosa di fin troppo duro e crudele. Sinceramente Paul mi ha fatto un po' pena. Non meritava di essere trattato in quella maniera, soprattutto da parte di chi è andato apposta a cercarlo. Anche lui in fondo ha cercato di chiedere scusa e di farsi perdonare, ma per lui nò, non c'è comprensione, non fa parte della "famiglia". Questo istituto - per come viene visto in questo film - finisce così per assumere una nuova rigidità, non più verso il sesso o i gusti di chi lo compone, ma sul fatto che una volta composto non si può più modificare.
Per il resto i personaggi sono ben caratterizzati e credibili, ottimamente interpretati. Il film è di buona qualità cinematografica. A volte mi è sembrato di assistere a "Scene da un matrimonio" di Bergman, senza però il dono di Bergman di rendere tutto universale e profondo. Del resto non è che questo film avesse tante pretese. E' questo in fondo il suo unico limite.