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I RAGAZZI STANNO BENE regia di Lisa Cholodenko

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  15/03/2011 16:21:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nic (Annette Bening) è una rigida e scientifica madre lesbica. In coppia con i pensieri in libertà e le estemporaneità della sua compagna Jules (Julianne Moore), gestisce una famiglia composta da due ragazzi di 18 e 15 anni: la biondissima Joni (Mia Wasikowska), che ha ereditato il suo "codice morale", è brava negli studi, si è già diplomata e attende l'inizio dell'università, mentre il fratello Laser è più interessato alle attività sportive di squadra, spirito libero e curioso.
Quest'ultimo, attratto dai rapporti umani veri e diretti (anche se in parte sbagliati), vorrebbe tanto sapere chi è la persona che ha contribuito a metterlo al mondo, donando il proprio seme alle mamme. Così fa di tutto per convincere la sorella a rintracciare Paul (Mark Ruffalo): senonché, l'incontro con l'uomo rischia di portare a un vero e proprio scompiglio…

Con una spontaneità fuori dal comune, le due attrici principali recitano in modo notevole. A Nic piace avere il carico della famiglia sulle spalle, essendo l'unica che lavora. E la Bening è verosimile quando, forte di questa posizione, esercita il controllo sugli altri membri, rivendicando le sue teorie sulla vita per poi rimproverare non appena qualcuno esce dal seminato delle "dottrine". Anche chi non è perfezionista come la compagna Jules può nascondere in se' del talento (soffocato ed espresso in modo mirabilmente goffo dalla Moore), per certo amorevole e sincero.
Memorabile anche la prova della Wasikowska, angustiata diciottenne fenomenale e sorprendente, soprattutto se la si confronta con la pallida ingessatura a cui era costretta nell' "Alice in wonderland" di Burton. Il sorriso di Ruffalo è fantastico e contagioso: a lui la sceneggiatura affida il ruolo perturbante di terzo incomodo non privo di sfumature genuine e indulgenti.

A rischio di scontatezza e imperturbabile razzismo al contrario, la bellezza del film della Cholodenko è pari al gusto del cibo biologico e dei vini californiani d'annata che si susseguono in tavola, e si snoda attraverso il racconto di una famiglia informale in modo del tutto ordinario e naturale, con tanto di automatismi domestici grezzi un po' squilibrati e carenti. Finalmente nessuna ritorsione contro i figli dei "diversi", nessuna cattiveria alimentata da omofobie, quasi nessun stereotipo a ingabbiare la veridicità delle vicende. "The kids are all right" rovescia pregiudizi e locuzioni di maniera.

E' per questo che il buon agonismo sportivo (come quello su un campetto di basket che vede esercitarsi padre e figlio) della regista americana è da salvaguardare, visto che non ingentilisce le sue eroine, ma le presenta per come sono: sporche e fallaci, come chiunque a questo mondo. La sua direzione delicata e abile ci dice che i figli possono crescere anche in ambienti considerati atipici, sopraffatti da sbagli e oppressi da difficoltà emotive comuni, ogni tanto sollevati da robuste dosi di educazione civica: le stesse gioie e gli stessi dolori degli altri ragazzi. E' la bellezza della costruzione di un paesaggio/vivaio naturale, con pianticelle di fanciulli cresciuti in mezzo ad alberi di ogni genere e pronti alla loro indipendenza.