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RABBIT HOLE regia di John Cameron Mitchell

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  09/10/2015 10:56:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il più terribile dei lutti viene elaborato con gran senso della misura seguendo un approccio ideale onde evitare melensaggini lacrimevoli o azioni ricattatorie nei confronti dello spettatore.
La morte di Denny, figlio di Rebecca e Howie, esponenti dell'upper class interpretati dagli intensi Kidman ed Eckhart, non è mai mostrata direttamente. E' un fantasma terrificante presente in ogni ricordo dei due coniugi, attratti da un baratro di disperazione da cui è impossibile risalire.
Il loro rapporto è in crisi, non fanno più sesso né quasi si parlano, è il loro modo contrastante di metabolizzare la tragedia ad allontanarli. Negano il conforto della religione, affrontano con imbarazzo parenti e amici, lei fugge addirittura dai gruppi di supporto. Rebecca si isola nel suo dolore provando ad annullare i ricordi tramite l'eleminazione di abiti, giocattoli, disegni; il marito, al contrario, cerca di continuo contatti con ciò che fu, vivendo in negazione perenne e rivivendo il figlio attraverso oggetti e video.
La tana del bianconiglio è spalancata, offre la possibilità di viaggiare verso universi paralleli – come ipotizzato dall'incolpevole protagonista della tragedia, giovane autore di un fumetto proprio sull'argomento- due le destinazioni poste ad un bivio: da una parte disperazione totale e autocommiserazione, dall'altra la convivenza dolorosa ma costruttiva e quindi accettabile.
"Rabbit Hole" colpisce per la delicatezza con cui viene trattato un tema così spinoso, modulato su intrecci interpersonali sempre ben calibrati tra cui svetta quello tra la madre del piccolo e il suo involontario carnefice.
John Cameron Mitchell, autore di punta del cinema queer, lavora sorprendentemente in sottrazione su emotività e dialoghi prendendo spunto autobiografico (la perdita del fratello) ma soprattutto dall'omonima piece teatrale di David Lindsay-Abaire.