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RABBIT HOLE regia di John Cameron Mitchell

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atticus     7½ / 10  18/02/2011 21:02:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non dice nulla di nuovo, ma lo dice meglio di tanti polpettoni pietisti e mielosi, ed è uno dei film migliori visti in sala da tanto (troppo) tempo a questa parte.
"Rabbit hole" è la taumaturgia dell'accettazione di una perdita che va coraggiosamente contro i gusti del grosso pubblico (ed infatti l'America l'ha rifiutato) per offrire una rappresentazione degli eventi scarna, de-platealizzata, straziante proprio perché profondamente realista e umana, senza timore di offendere la suscettibilità degli animi più candidi.
Il film segue un iter preciso (già abbondantemente sviluppato in film come "Il figlio" dei Dardenne, cfr. il rapporto tra Becca e l'incolpevole assassino adolescente) affondando il coltello in una piaga che non si rimargina, in un dolore che non si placa, ma che col tempo si riesce a sopportare. E il ricordo sarà l'unico affetto a cui aggrapparsi per far diminuire il senso di un vuoto incolmabile. Poi la tana si trova e la vita continua.
Tratto da un testo premio Pulitzer, il film ha grande tatto, sconvolge per la sua normalità, commuove senza falsi mezzucci e può contare su una meravigliosa Kidman (che per l'occasione rinuncia ad un paio di sedute dal chirurgo) e su un sorprendente Eckhart.
Cinema intimista diretto con pudore senza calcare la mano, niente di originale ma lascia decisamente qualcosa.