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BLOOD STORY regia di Matt Reeves

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  28/12/2011 10:09:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La comprensibile diffidenza iniziale svanisce già dopo pochi minuti,si capisce al volo che il remake dell'horror malinconico "Lasciami Entrare" è un lavoro curato e sufficientemente osservante delle linee guida che hanno fatto del film svedese un piccolo cult.
Matt Reeves non insegue agevoli sensazionalismi e non spettacolarizza il materiale di partenza,sicuramente semplifica in nome di una tendenza più consumistica ma non per questo tende a svendere con cafonaggine gli importanti concetti affrontati.
Non era facile ritornare sul dramma intimista dei due ragazzini,per diverse ragioni entrambi emarginati,avvolti da un panorama glaciale e catapultati in una storia in cui la delicatezza dei loro sentimenti si scontra con l'orrore di una natura sovrumana che per sopravvivere ha bisogno di uccidere.
Ci si riallaccia ad un efficace senso di isolamento e solitudine,i silenzi angosciosi e la scrupolosa disamina dell'emotività dei protagonisti si fanno in questo caso meno di nicchia e più improntati ad un'esplicitazione che comunque non logora le cupe atmosfere su cui poggia una narrazione snellita rispetto l'originale,già non completamente fedele al romanzo di John Ajvide Lindqvist.
Anche per questo motivo, quell'ambiguità sessuale accennata da Alfredson, nel lavoro di Reeves non trova praticamente riscontro,fattore che passa fortunatamente in secondo piano perché i tormenti interiori sono già ben espressi,in grado di fornire una credibile ansia adolescenziale dinnanzi ad un amore ancor più ghettizzante se portato a compimento.
L'analisi delle figure principali è soddisfacente,poco importa se qualche passaggio perda d'intensità romantica e il sangue scorra più copioso,"Blood Story" non è affatto l'"americanata" congetturata in partenza, è invece un film molto armonioso e perspicace nell'avvalersi dello spunto horror,comunque mai abbandonato, per poi svariare con delicatezza su tematiche interiori.
Buona la prova di Kodi Smit-McPhee e Chloe Moretz,volti più canonicamente cinematografici rispetto la coppia scandinava che presentava una forte opposizione fisionomica,nel lavoro di Reeves,reso senza dubbio più fruibile, funzionano ugualmente a meraviglia.