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ADAM RESURRECTED regia di Paul Schrader

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Mauro@Lanari     8½ / 10  10/11/2023 18:06:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"There has never been anything like it in the history of cinema" (The NY Observer). "L'uomo, figlio d'un cane": è questo il significato letterale di "Adam ben kelev", il titolo originario del romanzo di Yoram Kaniuk da cui Schrader ha tratto il film. "Adam Resurrected" non solo è, e di gran lunga, la miglior pellicola sulla Shoah o più di preciso sui suoi devastanti postumi, m'assurge per direttissima a una delle più profonde analisi sull'identificazione col carnefice/aggressore e dunque, inevitabilmente, sull'esistenza tout court. Follia a ogni frame, delirio che genera delirio da sempre e forse per sempre oppure no, Schrader lascia uno spiraglio aperto alla positività. L'essere tentati dal destino del nostro Primo Levi fino all'(etero-)autodistruzione e al suicidio, però poi desistere in extremis. Schrader si tuffa nei meandri sconvolti e disarticolati dell'animo e dei comportamenti d'un gruppo d'ebrei/giudei tornat'in Israele per una terapia sperimentale, e la quotidianità nel manicomio antipsichiatrico è rappresentato dall'interno dei loro cervelli, la struttura narrativa, la recitazione, la fotografia, il montaggio sono dal loro punto di vista, riproducono la loro prospettiva traumatizzata. Una tantum l'approccio allucinato e visionario ha motivo d'esistere. E più s'affoga nella pazzia, più se ne coglie il senso: è logico e sensato che l'illogico e il nonsenso restino tali. Ulteriore pregio è che l'argomento vien'affrontato con tocco lieve e delicato, non indugiando su particolari drammatici pur forniti negl'insistiti flashback: il "giorno della Memoria" dev'essere imposto soltanto a chi non è dilaniato da quei ricordi. "Quanto a me, sono diventato un uomo qualunque. Non posso più procurarmi malattie né infliggere la fine a me stesso. Non porto più un Klein dentro. Vivo in una valle graziosa, ma le colline sono sparite per sempre. Non ci sono più deserti spaventosi. La sanità mentale è piacevole e calma, ma non c'è grandiosità: né vera gioia, né il dolore terribile che dilania il cuore."