Dom Cobb 7 / 10 06/11/2014 17:46:49 » Rispondi Una famiglia inglese composta da un padre, una madre e un neonato naufraga sulle coste dell'Africa, dove si stabilisce vivendo alla giornata. Quando i genitori vengono uccisi da un leopardo, il neonato viene adottato da una famiglia di gorilla, fra i quali cresce dolorosamente consapevole della sua diversità e costantemente disprezzato dal padre adottivo nonché capo della comunità... L'ultimo lungometraggio Disney ad emergere dal periodo rinascimentale della premiata ditta rappresenta il primo tentativo di trasporre sotto forma di cartone animato le storie del celeberrimo personaggio creato da Edgar Rice Borroughs e già interpretato innumerevoli volte nel corso dei decenni sullo schermo da attori vari, anche se rigorosamente in carne ed ossa. Si tratta di una mossa audace per la Disney, l'occasione di sviluppare una storia dalle tinte più serie ed adulte del solito, senza per questo incorrere nelle controversie che Pocahontas o Il Gobbo di Notre Dame avevano suscitato. Peccato che si tratti di un'impresa tutto sommato poco riuscita. Partendo dai lati positivi, c'è da dire che l'animazione viaggia su livelli spettacolari come non se ne vedevano da Il re leone: grazie non solo a uno stile visivo che offre tutto lo splendore e il mistero della giungla africana, ma soprattutto all'ausilio della computer grafica e della tecnica del "Deep Canvas", che permette la creazione di sfondi uguali a quelli fatti a mano, con l'aggiunta di un vasto raggio di movimenti di camera capaci di catturare in modo impeccabile la sensazione di "volare" attraverso la giungla.
In specie, si fanno apprezzare le varie scene in cui il protagonista letteralmente fa surf lungo le liane e i rami degli alberi.
La storia, purtroppo, è dove iniziano i problemi, per la maggior parte imputabili non tanto ai contenuti in sé, quanto al modo in cui viene narrata: a differenza di altre trasposizioni, infatti, quella disneyana tenta di sfruttare la vicenda di Tarzan per porre domande non indifferenti sull'identità (uomo e bestia possono davvero convivere in una persona?) e sulla famiglia (che cosa rende una famiglia veramente una famiglia?), e di tanto in tanto si percepisce qualcosa che vada molto vicino a un qualche sviluppo di questo tema. Eppure, per la maggior parte del tempo tali spunti vengono completamente soffocati da un ritmo davvero troppo veloce,
Il prologo che porta la mamma gorilla alla scoperta del neonato viene liquidato nel giro di secondi, anziché venirgli dato il tempo di progredire in modo che al pubblico gli importi qualcosa.
complice anche un abuso di canzoni che, piuttosto che permettere un'analisi dei personaggi avanzando la storia nel mentre, servono unicamente a compiere innumerevoli montage e balzi in avanti per condensare la trama in meno di un'ora e mezza di durata.
Come ho già accennato, il prologo stesso è un breve montage anziché una serie consequenziale di scene, così come la crescita di Tarzan da bambino ad adulto e la storia d'amore fra lui e Jane. Tutti aspetti della storia che si sarebbero potuti narrare meglio con un ritmo meno serrato.
Di conseguenza, le suddette tematiche vengono per lo più sorvolate per lasciare spazio a numeri musicali o sequenze ideate per far ridere ma che non divertono quanto dovrebbero;
La sequenza riempitivo della distruzione del campo è l'esempio vivente dell'inutilità.
e, quando si ha il tempo di menzionare tali tematiche, esse sono affrontate con insoddisfacente superficialità, con dialoghi che definire didascalici sarebbe un eufemismo. E dal'inizio alla fine si ha la sensazione che la narrazione proceda per accumulo di situazioni e che le varie scene si susseguano in modo casuale piuttosto che per una naturale progressione della trama: prova ne sia la presenza di ben due villain principali nel corso del film.
Sembra, infatti, che gli sceneggiatori non volessero decidersi se usare il leopardo oppure Clayton come villain, una cosa comprensibile dato che entrambi avrebbero delle ottime potenzialità: il leopardo è quello che ha ucciso la famiglia di Tarzan e il figlio del capo gorilla, quindi fin dall'inizio si stabilisce una connessione con i "buoni", ma la verità è che si tratterebbe di una minaccia prevalentemente fisica. Quindi, se l'intento degli sceneggiatori era quello di esplorare il tormento interiore di Tarzan, si può capire perché abbiano optato per il cattivo umano. Ma a questo punto, perché tenersi il leopardo, se tanto non serve a niente ai fini della storia, se non per creare una scena d'azione in più, ergo un'altra occasione per esibire le meraviglie tecniche del Deep Canvas? Insomma, o vi tenevate il leopardo o introducevate Clayton e compagnia un po' prima nello sviluppo della trama, perché lasciarli tutti e due non fa altro che rendere la narrazione ancora più disconnessa.
E anche i personaggi sono abbozzati in modo piuttosto approssimativo, ad eccezione del protagonista, relativamente simpatico quando la storia gliene concede il tempo, e di Jane, esilarante variante della donzella in pericolo.
L'inseguimento dei babbuini con annesso primo incontro con Tarzan è tutto da godere.
Poi, naturalmente, c'è il cattivo, deboluccio e poco carismatico, forse uno dei più dimenticabili della vasta galleria di villain disneyani; e neanche le spalle comiche ricevono le spazio che dovrebbero, anche se quelle poche scene che hanno basta per capire che non sono un granché. Così, in questa struttura narrativa che di certo necessitava qualche revisione, si salvano solo un paio di scene genuinamente emozionanti,
La scena dove Tarzan scopre le sue origini e il duello finale con Clayton, che si conclude con uno dei momenti più macabri del film.
ma non sono abbastanza per risollevare l'andamento zoppicante della narrazione: ciò che davvero riesce a coprire in minima parte queste vistose falle sono alcune delle canzoni di Phil Collins, che canta anche nella versione italiana. In conclusione, Tarzan resta un discreto film, che aveva l'occasione di essere un grande film e invece risulta una specie di occasione mancata. Per quanto mi riguarda, è il meno riuscito dei lungometraggi del Rinascimento Disney, sebbene sia guidato da nobili intenzioni, e in un certo senso preannuncia la qualità progressivamente inferiore della maggior parte dei film che seguiranno.