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FOUR ROOMS regia di Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino, Allison Anders

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Angel Heart     5 / 10  10/02/2013 21:24:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' da quando ne vidi la pubblicità in tv nel lontano '99 che aspettavo di vederlo, ma per un motivo o per l'altro alla fine non sono mai riuscito nel mio intento.
Ora, 14 anni dopo, con la scusa di aver visto il buon "Django Unchained" al cinema, ho finalmente trovato il pretesto per ripescare questa commedia praticamente inedita e dimenticata nella filmografia del caro Quentin Tarantino (sì perchè è inutile negare che il suo nome - e quello di Robert Rodriguez - è l'unico vero motivo di richiamo verso questa pellicola).

Un'opera alquanto stramba, surreale e schizzata, fortemente voluta da Tarantino come tributo alla Nouvelle Vague, che però risulta assai difficile valutare in un unico blocco, sia perchè realizzata da quattro registi diversi con stili diversi, sia per la qualità nettamente contrastante tra la prima parte (pessima) e la seconda (buona).
Perciò procediamo episodio per episodio, ma prima, una precisazione: a parte qualche lieve, insignificante crossover tra le storie, gli unici elementi comuni che collegano il film per un'ora e mezza sono il fuso personaggio di Tim Roth (molto irritante a primo acchitto, ma sempre più gradevole man mano che procede il tutto... questo per capire come nella performance di un attore la mano del regista sia molto influente) e l'ambientazione.


1) "L'ingrediente Mancante" di Allison Anders: una schifezza senza capo nè coda, insensata, ridicola, ed esageratamente volgare. A fine episodio lo spettatore ancora non riesce a credere di aver assistito ad una boiata di tali proporzioni. Le uniche cose che mantengono l'attenzione su livelli accettabili sono primo le tette di Ione Skye e secondo la certezza che essendo un film a quattro episodi il tutto non potrà andare avanti per le lunghe. Ad ogni modo, sono venti minuti della vostra vita buttati giù per il cesso. Chi non ha pazienza non si senta in colpa nel mandare avanti sto schifo... è più che comprensibile. Voto: 2

2) "L'uomo sbagliato" di Alexandre Rockwell: meno peggio del primo ma comunque men che mediocre. Performance di Beals a parte e scena di Roth incastrato nella finestra (la freccia che lo indica a che cavolo serve?), tutto il resto è praticamente da buttare, storia e dialoghi in primis. Voto: 3

Ecco, fino a qui il film, credete, è davvero terrificante. Ma guardacaso, adesso arrivano i segmenti rispettivamente di Rodriguez e Tarantino, e guardacaso, il film comincia a farsi un poco più interessante. I maligni potrebbero pensare "ecco, adesso perchè il film è di loro diventa automaticamente un capolavoro"... fermo restando che io sono il primo a fare a pezzi chi osanna qualcosa solo per la firma che si porta appresso (ancor di più nei casi di Tarantino o Lynch), la verità è proprio questa: il film migliora nettamente quando a prenderlo in mano sono loro due. No, non diventa affatto un capolavoro (anzi), ma il tutto diventa perlomeno guardabile.

3) "I maleducati" di Robert Rodriguez: un episodio abbastanza stupidino ma anche piuttosto divertente (i bambini però sono straodiosi!) che grazie alla serie di disastri che avvengono minuto per minuto ed alla performance sopra le righe di Antonio Banderas (l'unico attore ben sfruttato nel film) lo spettatore riesce un attimo a rilassarsi e a smaltire pian piano il forte s***** patito nei due pessimi episodi precedenti. Voto: 5,5 (rispetto a quanto già visto sarebbe da 10, ma pensandoci bene, anche questo frammento non è poi granchè).

4) "L'uomo di Hollywood" di Quentin Tarantino: tenendo conto che a questo episodio si arriva abbastanza stremati, bisogna ringraziare Quentin per averci mandato la benedizione. Un piano sequenza di quasi quindici minuti, senza stacchi e con dei monologoni assurdi quanto divertenti. Tutto ruota attorno ad una stupida scommessa... ma Tarantino, con i suoi dialoghi marchio di fabbrica e l'ottimo utilizzo degli attori protagonisti (ovvero sè stesso, la Beals, Paul Calderon, Roth, e dulcis in fundo, un non accreditato Bruce Willis) riesce a costruire magistralmente un'attesa da manuale fino ad un finale secco e di indubbia efficacia. Senza se e senza ma, l'episodio migliore, e l'unico che in fondo in fondo si ricorda nella pellicola. Certo non è il Tarantino de "Le Iene" e "Pulp Fiction", ma va bene lo stesso. Voto: 7


Insomma, alla fine, "Four Rooms" rimane un esperimento molto poco riuscito per tante ragioni (storie stupide, brutti personaggi, supercast poco convincente, ritmo altalenante) che oggi (ma già allora) si fa notare solo per i due nomi su quattro presenti in regia; le idee c'erano, gli attori e la passione pure, ma il risultato finale, lascia davvero molto a desiderare. Come già detto in precedenza, gli unici episodi decenti sono quelli di Rodriguez e Tarantino. Non è una presa di parte, ma semplicemente un dato di fatto (Tarantino, ho sempre detto, dopo il gioiellino "Jackie Brown" per me ha perso un sacco, mentre Rodriguez, escluso "Dal Tramonto all'Alba", non mi ha mai fatto impazzire in generale).

Conclusione: un filmetto da vedere solo ed esclusivamente per completezza. Oppure... guardatevi direttamente il film di Tarantola, così risparmiate tempo e possibile mal di testa.


Il voto finale sarebbe 4, 5... ma arrivo al 5 giusto per la canzone nei titoli iniziali cartoonati ("Vertigogo" dei Combustible Edition).