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SOLITARY MAN regia di Brian Koppelman, David Levien

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Mauro@Lanari     8 / 10  07/10/2019 16:54:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel 2009 Clooney sembrava aver messo in scena la propria vita calandosi nei panni del protagonista d'"Up in the Sky", personaggio ondivago tra la fedeltà monogamica (=Canalis?) e un'esistenza votata alla promiscuità. L'anno successivo esce, si fa per dire, questo film straripante d'analogie su e con Michael Douglas: meglio il matrimonio a fianco della Zeta-Jones o le dicerie su un ripetutamente smentito problema di "sex[ual] addiction"? Tanto gigioneggiava da impareggiabile ruffiano Clooney quant'invece Douglas s'espone in chiave drammatica, per nulla lieve e nemmeno indolente, ma dolente, da loser contro la propria volontà. Eccelsa la cifra autoriale di Koppelman (produce pure Soderbergh) che toglie al film l'inimmaginabile, come se il destino di Douglas fosse già scritto e dunque il "Solitary Man" non disponesse d'alcuna reale possibilità d'interagire col resto dell'altrimenti ottimo cast. C'è una panchina da cui bisognerebbe alzarsi per decidere (nessun rimando a "Forrest Gump" o a, orrore, "Caos calmo"), tuttavia il finale resta sospeso: sebbene Douglas abbia davvero optato per l'avventura nuziale, col suo alter-ego davanti alla mdp pare intenda dirci che è stato solo per predeterminismo, per un fato che ci consegna in dotazione un'indole che non lascia scampo. Storia insomma d'una discesa agl'inferi, d'una catàbasi dove forse è doveroso non indagare su ulteriori affinità tra Michael e le tematiche aggiuntive della vecchiaia e della malattia. Privo intenzionalmente d'ogni appeal per un pubblico sempre più alla ricerca d'effetti facili e/o speciali, qui in Italia la pellicola ha bypassato la distribuzione in sala ed è terminata subito nel giro dell'homevideo. Visto per caso in tv qualche tempo fa, ha l'ulteriore impagabile merito di lasciare l'enorme dubbio che il sillogismo "tutte le donne sono uguali, ergo lo stare a fianco sempre della stessa o il cambiare partner a ripetizione è un distinguo insignificante" sia fallace nella premessa maggiore.

Mauro Lanari

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