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A LETTER TO ELIA regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  16/09/2010 21:11:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' facile dire che qualsiasi appassionato di cinema che non si chiami Martin Scorsese ma tizio/caio e dotato di qualche apparecchio tecnologico di buon livello avrebbe potuto fare un film del genere. La sviolinata della finta umiltà del buon Martin tipo "non-sarei-diventato-quello-che-sono-senza-di-lui" non è esattamente roba da Cahiers du cinema. Il regista, raccontando la vita e le opere di Kazan, commette più di un falso storico: dire che il cinema americano prima di Kazan non aveva mai applicato messaggi sociali significa disconoscere le opere di Preston Sturges, di Frank Borzage, di Gregory LaCava, di John Ford (John Ford, perdìo!), di King Vidor.
Comunque i film di Elia Kazan (strana preferenza di MS per "La valle dell'Eden" su tutti) sono talmente memorabili che valgono più di qualsiasi ehm illustre ammiratore in prostante riverenza.
Pertanto, è abbastanza ambigua la presa di posizione (non si capisce quale) di Scorsese sulla famigerata vicenda del Maccartismo, di cui Kazan fu vittima e (involontariamente?) persecutore, vista che la frase "tradimento... la cosa peggiore di tutte") viene espressa senza troppe conseguenze