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LUCAS regia di David Seltzer

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dinger71     9 / 10  22/03/2012 00:51:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Intelligente e significativo film sull'adolescenza, incentrato sull'amore non ricambiato che il timido, sensibile e goffo Lucas prova per una compagna di scuola più grande, la quale si fidanzerà con il capitano della squadra di football, sport che Lucas detesta. Nonostante sia continuamente deriso da tutti, cercherà comunque di cimentarsi in "quello squallido contorno superficiale". Curioso e da sottolineare il fatto che, nonostante il film possa dare l'impressione di "semplice" e "già visto", è invece molto diverso da altre pellicole con argomenti simili e, contestualmente a quel periodo, è assai lontano dal fracasso caricaturale di "Sixteen candles" e "La donna esplosiva", ma anche dai luoghi comuni e dalla melassa di "Bella in rosa", a cui spesso è stato associato (tant'è che qualcuno definì lo "sfigato" Corey Haim il contraltare maschile di Molly "la rossa" Ringwald). Ed è arrivata anche l'ora di chiedersi come mai il film in America è considerato un classico, mentre in Italia associamo gli anni '80 esclusivamente al riflusso, al disimpegno e ai film di Stallone. Forse dovremmo un attimo approfondire, allargare la mente e gli orizzonti. Nel film c'è un Charlie Sheen alle prime armi (che però non sfigura rispetto all'atleta che suo fratello Emilio interpreta in Breakfast club) e una deliziosa Kerri Green, già vista nei Goonies e che reciterà di nuovo con Sheen appena un anno dopo nella divertente e provocatoria commedia adolescenziale "In tre si litiga meglio". Convincente e bravo nel ruolo del protagonista il giovanissimo Corey Haim, che sa dare al personaggio toni polemici e delicati allo stesso tempo con sfumature insolite e imprevedibili che non si vedevano dai tempi del Jean-Pierre Léaud di Truffaut. Più vicino al cinema d'autore quindi che a quello scanzonato da tipica commedia "da college americano". Lucas è anche il film che lanciò nel firmamento hollywoodiano Corey Haim come idolo dei teenagers "fuori dal coro". Peccato che quella stessa industria che brevemente lo adottò lo abbia poi rinnegato, abbandonato e ignorato persino dopo la morte prematura avvenuta un paio di anni fa. E dire che non è morto di overdose, nonostante già dai 14 anni combattè la dipendenza da droghe e alcool. Purtroppo apparteneva a una generazione di talenti precoci, fragili e autodistruttivi che però con le loro sicurezze, nevrosi e tormenti hanno al meglio incarnato l'altra faccia dell'America negli apparentemente gloriosi anni '80. Le precoci morti di Cobain e Phoenix sono un'altra testimonianza di una società difficile, variegata e complessa, che in Italia ci ostiniamo a filtrare solo in parte.