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REQUIEM FOR A DREAM regia di Darren Aronofsky

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KOMMANDOARDITI     6½ / 10  23/06/2010 12:54:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La morte dei sogni e la sua celebrazione, ecco l'essenza di un'opera come REQUIEM FOR A DREAM.
A questo tragico capolinea Aronofsky ci arriva raccontandoci un breve scorcio di esistenza (meno di un anno, tre stagioni) di quattro personaggi che vivono, tra splendori (fittizi) e miserie (tangibili), a Coney Island, quartiere meridionale di Brooklyn.
Sara Goldfarb (Ellen Burstyn) è un'anziana vedova che vive in solitudine nel suo piccolo appartamentino di città, trascorrendo tutto il suo tempo seduta dinanzi alla tv, unica sua possibilità di evasione dalla monotonia quotidiana. Suo figlio Harry (Jared Leto) invece è un disadattato tossicodipendente che se la fa con altri sbandatelli suoi pari : la ragazza (Jennifer Connelly) ed il suo miglior amico (Marlon Wayans). La loro vita, fatta di utopici propositi e desideri irrealizzabili, scorre ad alterne velocità, scandita dai ritmi soggioganti delle proprie ossessioni : telecomando e siringa ! Due strumenti, sempre a portata di mano, che aprono i nostri protagonisti ad un mondo artificiale (gli show televisivi e la esperienze "stupefacenti") che serve unicamente ad estraniarli da una realtà di disagi e vicoli ciechi. Soprattutto Sara dimostra di aver instaurato un folle rapporto con gli elettrodomestici che ha in casa, divenuti oramai per lei veri e propri surrogati di una famiglia che non ha più. Amante e succube della tv (scrigno di cose false, irreali, persino inutili alla sopravvivenza) ma angosciata e finanche terrorizzata dalla presenza "mostruosa" del frigo (contenitore invece di cibo ed alimenti : cose reali necessarie al sostentamento). Il sogno e l'irrealtà del mezzo televisivo giungono lentamente a farle odiare tutto ciò che di vero le sta attorno, spingendola in modo inesorabile sulla strada della dieta, all'uso di farmaci anoressizzanti, in una dimensione accelerata/rallentata identica a quella cui approda malamente anche il figlio Harry. Tutto quello che si sperava potesse essere una immaginaria ancora di salvezza (la partecipazione ad uno show in tv come anche il mettersi in proprio nello spaccio di eroina) si tramuterà al contrario in un incubo peggiore dello stesso male originario.
Significativa resta la sequenza in cui i personaggi catodici passano lo schermo per invadere il salotto dell'anziana donna e condurla definitivamente alla totale pazzia.
Dopo aver esordito nel 1997 con un'opera sgranata e di nicchia come PI GRECO-IL TEOREMA DEL DELIRIO, Aronofsky si ripresenta tre anni dopo con un film, se possbile, ancora più duro ed esplicito ma forse, proprio per questo, molto meno penetrante e personale del precedente.
Se da un lato il regista abbandona quel bianco-nero rancido e spettrale dell'esordio, dall'altro non sfugge alla tentazione di riutilizzarne in parte gli stilemi : montaggio in alcuni punti sincopato, accompagnamento musicale techno, loop ossessivi.
Il frequente ricorso allo split-screen depalmiano (o warholiano che dir si voglia) rappresenta molto bene la dicotomia di una pellicola come questa, composta da elementi convincenti ed altri molto meno.
Aronofsky, man mano che la storia procede, riesce a definire molto bene un quadro nichilista di ineluttabile auto-distruzione, senza però ricorrere al linguaggio sporco ed anti-cinematografico tipico di opere del genere (vedi AMORE TOSSICO, CHRISTIANE F. , IL CATTIVO TENENTE e metaforicamente anche THE ADDICTION), bensì vestendo questa disumana discesa agli inferi di un abito cool ed esteticamente accattivante. Merito questo anche della magistrale partitura di archi, ad opera del Kronos Quartet, che fa da tappeto sinfonico ai passaggi più neri e disperati del film.
Tra gli interpreti, la parte del leone, anzi delle leonesse la fanno indiscutibilmente le due attrici principali : Ellen Burstyn, impressionante nella sua appassionata intensità e la sempreverde Jennifer Connelly, immutata a dispetto del passare degli anni, che qui riserverà un vero pugno nello stomaco a tutti quelli che la ricordano con piacere come angelica presenza nei vari C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA, PHENOMENA, LABYRINTH ( SPOILER).
Nonostante la sua gradita scorrevolezza però, in REQUIEM FOR A DREAM la sensazione di deja-vù è troppa per poterla relegare in secondo piano. In più l'eccessiva artificiosità ed i reiterati esercizi formalistici alla lunga stancano ed infastidiscono, rendendo a tratti il film fasullo e poco efficace (ed i volti imberbi e pulitini dei tre giovani attori non aiutano di certo a conferire credibiltà alla loro condizione).
Ciò che veramente rimane impresso di REQUIEM FOR A DREAM sono i durissimi messaggi di fondo che l'autore ci scaglia contro brutalmente. Il primo : un pesante atto d'accusa contro tutte le illusioni e le false soluzioni prospettate dalle moderne forme di dipendenza (le piaghe della tv e della droga). Il secondo, atroce : la totale mancanza di fiducia nei riguardi del genere umano, destinato a soccombere sempre alle sue pulsioni più deleterie (forze dell'ordine e medici compresi, incapaci essi stessi , nella loro "sordità", di fornire aiuti ed appigli).
Dignità, ragione, autosufficenza, libertà.....Ognuno dei quattro protagonisti alla fine perderà irrimediabilmente una di queste parti fondamentali di se stesso.
Madre e figlio si riabbracceranno non nella realtà, non nella finzione.....ma solo nell'illusione di quella finzione.
Una chiusa così disperata non si vedeva dai tempi di JACOB'S LADDER....

P.S. : La fuga di Marlon con steadycam fissata al corpo riprende esplicitamente la bellissima sequenza presente in ANGST, girata nel bosco (scena che a sua volta doveva molto alla sequenza del night in MEAN STREEETS)

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elio91  23/06/2010 13:11:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dal (bel) commento che hai scritto pensavo gli avresti messo di più.
Non sono d'accordo invece sul linguaggio molto accattivante e poco sporco,personalmente più andava avanti più si faceva tutto più nero e cattivo (la scena che hai citato nello spoiler è fortissima in tal senso). D'accordo sul volto troppo pulito dei 3 attori,tranne la splendida Connelly che vedere ridotta in quello stato alla fine per me è stato un colpo.
KOMMANDOARDITI  23/06/2010 13:24:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si , in effetti nel giudizio complessivo ha pesato molto lo stile un po' troppo videoclipparo e derivativo (nella sua opera precedente naturalmente certi esercizi formali erano molto più freschi ed innovativi).
Io l'ho trovato un film troppo compiaciuto (per questo cool ed accattivante) e meno efficace rispetto alla sporcizia reale e poco attraente di pellicole come AMORE TOSSICO, CHRISTIANE F., DEADBEAT AT DAWN, etc.

Comunque il messaggio di Aronofsky c'entra il bersaglio alla perfezione !

merdman  19/10/2010 07:43:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se Vi piace Jennifer Connelly pure Kacey Kox che gli assomiglia è una brava attrice!
Bel commento... Davvero Stup...e...facente!!!!

KOMMANDOARDITI  19/10/2010 22:32:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kacey Kox attrice mi sembra esageratino...diciamo performer :-D
clone 1975  27/06/2010 04:06:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao, mi hai risposto al commento di skinhead romper stromper. L'ho letto solo oggi che e da molto che nn entravo nel sito. Alcuni dei film che hai scritto li ho visti, ad esempio non violentate jenifer e sinceramente nn ci vedevo una retorica esplicita di destra. cmq appena puoi rispondi e magari ne parliamo,ciao buona serata
KOMMANDOARDITI  27/06/2010 13:15:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, ti rispondo in sede.
Ciao ;-)
Invia una mail all'autore del commento Tempesta  18/01/2012 01:31:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo il commento ma trovo questa pellicola grandiosa ......
KOMMANDOARDITI  22/01/2012 00:22:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie per l'apprezzamento ;)
Io purtroppo sono di manica stretta quando si parla di Aronofsky...