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BLOODY SUNDAY regia di Paul Greengrass

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kafka62     6½ / 10  26/04/2018 13:55:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono a volte dei film che diventano importanti (in qualche caso addirittura dei cult movies) non tanto per ragioni artistiche, quanto perché, pur parlando del passato, riescono a suscitare delle illuminanti riflessioni sugli avvenimenti dei nostri anni. Così è, ad esempio, per "Bloody Sunday", il quale, oltre a presentare impressionanti analogie con il G8 genovese, non può non richiamare alla mente l'annoso conflitto tra israeliani e palestinesi. Nel mettere in immagini il massacro di Derry del 30 gennaio 1972, che diede origine in Irlanda del Nord a 25 anni di terrorismo antibritannico, Paul Greengrass non vuole infatti limitarsi a una cronaca meramente locale dei fatti, ma denunciare le responsabilità di tutti coloro, politici o vertici militari, che, in qualsiasi tempo e in qualunque parte del mondo, hanno ignorato (o fatto finta di ignorare) come atti evitabilissimi di repressione e di violenza contro cittadini inermi potessero innescare una incontrollabile spirale d'odio, destinata fatalmente a far degenerare l'opposizione pacifica in terrorismo e la battaglia per i diritti civili in guerra armata.
Una grande passione civile anima la pellicola di Greengrass il quale, rispetto ad altri registi del genere, opta nella messa in scena per un curioso mélange di documentario e di dramma individuale. "Bloody Sunday" è infatti girato con un ritmo serrato e frenetico, la macchina sempre in spalla, incerta e traballante, la fotografia sporca e spesso fuori fuoco, il sonoro rigorosamente in presa diretta. Il montaggio incalzante isola però, all'interno di una storia indubbiamente collettiva (tutta racchiusa in 24 tragiche ore), le vicende di alcuni singoli personaggi: il leader del movimento pacifista, un ragazzo che morirà negli scontri, il capo dell'esercito inglese, un giovane parà. La "domenica di sangue" viene quindi vista attraverso molteplici punti di vista, in una versione degli eventi che, se pure punta alla massima oggettività (privilegiando la precisione cronologica rispetto alla spettacolarità emotiva), non rinuncia mai neppure per un momento ad esprimere la propria posizione di sdegno per quello che è passato alla Storia come "il giorno dell'infamia britannica".