caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

POST MORTEM regia di Pablo Larraín

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
elio91     8 / 10  04/07/2013 01:39:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ancora una volta la Storia prova a fare capolino, come con Tony Manero. Ma se lì era una connivenza naturale possiamo dire (la dittatura era già "oliata" e cominciata anni prima), in Post Mortem ne cogliamo la nascita.
Larraìn se possibile dirige in modo ancora più minimale e spietato che nel suo primo film sulla trilogia della dittatura; regia pesante, priva di umorismo e ironia, tragica fino al midollo, senza speranza. L'incipit è già la fine ma arrivati all'ultima scena si è come devastati.
Per essere un film che tenta di togliere la materia narrativa riducendola ad ossessivi rituali, quell'ammonticchiare di oggetti che sembrano voler saturare lo schermo nel finale è una fase disturbante quasi quanto le montagne di cadaveri di morti/vivi nell'obitorio che diventano sempre di più.
Cosi è anche Mario (Alfredo Castro ancora una volta grandioso): uomo che a differenza di Raul/Tony Manero sembra avere una propria moralità, vuole una propria storia con una donna che ama; eppure cerca di chiudere gli occhi in tutti i modi su quello che gli accade intorno, non prende posizione, ignora i cortei, ignora i cadaveri anche se sono eccellenti come quello di Allende. Diventa l'esempio perfetto di connivenza con la nascente dittatura perché Larraìn ci suggerisce, in modo neanche troppo velato, che ovviamente per far sì che una dittatura, un tiranno, un colpo di stato abbia luogo c'è bisogno del tacito assenso di larga parte della popolazione. Quindi non bastano le proteste della dottoressa "amica" di Mario, zittita da qualche colpo sparato nella carne gonfia di cadaveri a casaccio, se Mario non la supporta. E anzi nel finale pone la pietra tombale, anzi le pietre tombali: sotto forma di oggetti quotidiani, seppellisce i suoi scheletri DIETRO l'armadio.
Come dissezionare la nascita di una dittatura senza bisogno di accenni storici, ma facendo fare capolino alla storia. Larraìn ha fatto un altro grandissimo lavoro, difficile da vedere, ancora di più da apprezzare. Peccato che a Venezia abbiano preferito una Coppola minore ma Tarantino ha gusti cinematografici di spazzatura e questo lo si sa da sempre.