caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

VENERE NERA regia di Abdellatif Kechiche

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     7½ / 10  30/01/2014 15:41:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il 1° film 100% cinematografico di Kechiche, che non solo cambia registro narrativo svoltando dall'ossidato taglio documentaristico ma anche il contesto mantenendo però il tema dell'immigrazione africana a contatto con la moderna civiltà europea, nel vano scopo di trovare quel futuro precluso nella terra natia. Dalla multirazziale Francia odierna passa a quella bianca omogenea post napoleonica, la storia vera che avrebbe suscitato facile presa emotiva sul pubblico immedesimato sulle condizioni della donna, è invece condotto saggiamente con quel tono compassato, apatico senza accanirsi gratuitamente su una figura che è vittima consapevole. Una generazione figlia del proprio tempo, che guarda con sospetto e occhio analitico tutto ciò che è precluso alla conoscenza empirica, Kechiche con occhio austero giudica in silenzio la vivisezione di questa donna-alieno, il cui corpo è oggetto di spettacolo sia prima che dopo la morte.
Torok_Troll  30/01/2014 19:42:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"mantenendo però il tema dell'immigrazione africana a contatto con la moderna civiltà europea, nel vano scopo di trovare quel futuro precluso nella terra natia."
Perdonami caro, ma qui non sai parla affatto di immigrazione e "speranze" all'arrivo! La disgraziata e povera ottentotta era solo una semplice schiava (ne più ne meno), che grazie (o per colpa) alla sua particolare anatomia è stata fatta esibire come fenomeno da baraccone per mezza Europa, e lei non ci ha guadagnato pressochè niente. Insomma, ha avuto un destino peggiore del povero John "l'uomo elefante" Merrik che almeno era un uomo "libero", nonostante la sua mostruosità
"Dalla multirazziale Francia odierna passa a quella bianca omogenea post napoleonica"
Eh, quella si che era la vera Francia!
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  31/01/2014 01:17:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si Torok, ma per come è impostata la prima parte, molto più umana e servizievole la potestà, facendosi veicolo di (false) promesse di un futuro illusorio per acquietarla, ho trovato legittimo accostarlo al tema autobiografico di Kechiche, poichè la sensazione che mi da la venere di Kechiche (io giudico il film) è di una donna che cerca riscatto in europa, questo suo andare avanti ostinatamente con rettitudine, mi dirai non aveva scelta.. d'accordo ma credo sia sintomatico che l'unico momento in cui il regista vuole mostrarcela fragile, sia il pensiero della sua terra quando ha perso il bambino, trasmette questa convinzione (aggiungici anche la scena del processo, minacciata o no, rinuncia a denunciarne i reati anche sotto spronamento della corte) che essa passi sopra qualunque cosa nella vana speranza che in europa possa trovare anche lei il modo di sopravvivere.
Torok_Troll  09/05/2014 15:56:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se è così, ti comunco che sa tutto di forzato, asnzi... è una forzatura bella e buona, perchè in realtà Saartjie nella sua vitas non ha mai avuto intenzione di trovare un qualche 2riscatto" nella nostra terra, mostrando più e più volte il desiderio di tornare alla sua patria natia, cosa che (naturamente) non avenne mai.
Sinceramente, sono stanco di questi film che devono ficcarci a tutti i costi, a forza, un simile tema anche quando questo non vi era per niente. Rovina e sminuisce il senso del periodo storico trattato!
P.S. : Ho scoperto (solo di recente) che gli Ottentotti (conosciuti anche come Boshimani) appartengono al ceppo indigeno australoide, e non a quello negroide africano, come molti pensano.
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  10/05/2014 20:34:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non discuto lo sia (forzata), è il sunto di tutta la sua filmografia nella quale giocoforza aleggia il tema biografico sullo status sociale dei 'beur', il personaggio Saartjie non rientra nella categoria, d'accordo, ma non è scelto a caso, senza focalizzarsi troppo sul tema del 'riscatto' è stato l'assist per un attacco polemico verso la diffidenza che campeggiava durante la Francia post napoleonica accostandola (in una visione più estesa delle sue opere) a quella attuale, in 'Tutta colpa di Voltaire' non mancò di ritrarne le condizioni degli immigrati nella Francia odierna, ne 'La schivata' la difficoltà all'integrazione giovanile, in 'Cous Cous' gli ostacoli all'apertura di un'attività.