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LA PECORA NERA regia di Ascanio Celestini

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  03/02/2011 10:18:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quei "favolosi anni ‘60" vissuti ad altezza di bambino,dove vagheggiamenti e idee un po' fuori dal comune potevano essere interpretate come infantili splendori immaginifici ed invece assumono corrispondenze inquietanti nei limitati confini di una di borgata in cui il boom economico tricolore non è giunto,in cui il "sapore di sale" glorificato da Paoli,altrove messaggero di speranze ilari e suadenti ,qui si tramuta in una minacciosa nenia.
Per il piccolo Nicola la vita appare sin da subito senza alternative,paralizzato in un immobilismo imposto da un nucleo famigliare dannoso che anziché prepararlo al mondo esterno ne diventa riflesso spaventoso al quale sottrarsi.L'istituto in cui il giovane viene prematuramente recluso è quindi luogo rassicurante,con i suoi ritmi e regole,isola esclusiva di un mondo folle,gremito di pazzi mimetizzati sotto un camice o un'uniforme .Il manicomio diventa unica realtà possibile,seppur il desiderio di poter un giorno vivere da "normale",magari amando quella compagna di scuola mai dimenticata superando il centesimo cancello della barzelletta ,con cui la voce narrante splendidamente utilizzata apre la pellicola, possa essere scavalcato in barba ad ogni timore.
La ricerca della felicità forse è una battaglia persa in partenza per chi di quelle promesse degli anni '60 non ha avuto modo di coglierne neppure una,incapace di uniformarsi ad una società che ci ha tramutato tutti in folli, inconsapevoli o meno."La pecora nera" non risente della sua origine teatrale,Celestini è perfetto nell'alternare periodi e ambienti utilizzando gamme cromatiche esaltate da un'ottima fotografia,inoltre associa all'inevitabile verbosità un avvicendarsi di vivide immagini filtrate da inquadrature mai banali,la staticità viene elusa dal mulinare dei pensieri del protagonista che emergono da una poetica spesso profonda,compattata in toni tra il divertito ed il mesto senza mai scadere nel lacrimevole.