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L'IMPLACABILE CONDANNA regia di Terence Fisher

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  24/07/2014 09:58:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non la solita brughiera nebbiosa a far da sfondo alle gesta di questo uomo lupo. L'ambientazione spagnola già di per sé determina la volontà di Terence Fisher di discostarsi leggermente da un argomento già ai tempi piuttosto inflazionato. Ed infatti il licantropo in questione diventa tale per via di una maledizione, non per un morso o un graffio come tradizione vuole.
Siamo a cavallo tra quella sottile linea che divide religione e superstizione, il piccolo Leon cresce e con lui la sete di sangue. Il protagonista viene raccontato fin dalla nascita, anzi, ancora prima, visto che è figlio di una violenza sessuale perpetrata da un mendicante nei confronti di una procace servetta.
La prima parte, quella della genesi del male in cui il dubbio si instilla con i primi fatti di sangue a macchiare l'amena campagna iberica, è la più interessante, in quanto meno convenzionale. Ideale per dar forma al concept della pellicola, in cui la dannazione del protagonista diventa simbolo di rigetto e conseguente emarginazione sociale. Il dramma del "mostro" sa di beffa, Leon non è malvagio per sua scelta ma lo diventa per natura, a causa di una serie di sfortunate coincidenze che lo condannano appena nato.
Con l'avanzare dell'età cresce la consapevolezza che muta in disperazione straziante. "L'implacabile condanna" (ottima la traduzione del titolo) ha più rilevanze tragiche che orrorifiche, con la disperazione del diverso a riempire lo schermo e gli sporadici attacchi sanguinari a cornice di una situazione in cui il rimorso è centrale.
Il film perde un po' di interesse nella seconda parte, quando si "siede" su clichè tipicamente horror combinati a momenti romantici francamente troppo sdolcinati.
Eccellente Oliver Reed, ottimo -come consuetudine Hammer Film- il lavoro su scenografie, abiti e suppellettili varie, il make-up è in linea con gli effetti dell'epoca, non perfetta la sceneggiatura con qualche passaggio forzato.