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IL CIGNO NERO regia di Darren Aronofsky

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Marco Iafrate     8 / 10  30/05/2011 22:12:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema è bello anche per questo. Chiunque di noi, indipendentemente dalle primavere vissute, più o meno si è trovato a far fronte a problemi, anche banali, che lentamente, giorno dopo giorno, hanno scalfito il nostro equilibrio, come una goccia incessante sono penetrati nella nostra mente la quale, incapace di rimuoverli, li ha trasformati in ossessione. Tutti abbiamo fatto questa esperienza, fa parte della natura umana, è una debolezza naturale, necessaria a comprendere meglio i misteri della nostra psiche. Comunemente quando siamo assillati da un pensiero è facile che questo ci si presenti durante un sogno, completamente trasformato, spesso ingigantito, deviato, deforme; Quello che nella vita reale ci sta ossessionando, nel sogno può apparirci mostruosamente brutale, orrendo, tutto ciò è segno inconfondibile delle nostre paure, all'inconscio non si sfugge, non decidiamo noi quello che dobbiamo sognare. Fin qui siamo tutti d'accordo; "Sono ossessionato da un problema, non riesco a togliermelo dalla testa, mi addormento e questo mi si presenta con dei contorni che nella realtà non riuscirei neanche ad immaginarmi". Ma stiamo parlando di sogni, dell'affascinante mondo dell'onirico, esplorato da fior di registi e magistralmente rappresentato in pellicola. Quello che a me ha sempre sorpreso ed allo stesso tempo incuriosito è che in tutti i film in cui un regista ha introdotto questi flash del subconscio lo ha fatto prevalentemente durante i momenti di vita reale del protagonista (il cigno nero ne è chiara testimonianza) e non nella fase rem del suo sonno, cosa palesemente impossibile visto che non credo sia mai capitato a nessuno di vedersi, durante una qualsiasi azione quotidiana, sanguinare le dita di una mano e di strapparne l'epidermide o immergersi sotto l'acqua della vasca e trovarsi di fronte volti conosciuti che sanguinano, caviglie che ci si spezzano, dita dei piedi che si attaccano e così via. Tutto questo si può criticare essendo mostra di ciò che è impossibile ma è tremendamente affascinante (Lynch insegna) e visivamente inquietante, sono i nostri timori materializzati, è vedere quello che noi possiamo soltanto immaginare, è la bellezza di questo genere di film, un viaggio nei posti più reconditi della mente, nei labirinti di questo eterno mistero.