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IL CIGNO NERO regia di Darren Aronofsky

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Tuonato     9 / 10  19/02/2011 01:57:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bentornato.
Aronofsky fa un passo indietro e torna con il suo potente talento visionario, regalandoci una pellicola sempre in sospeso tra realtà e allucinazione.
Ma è tutto all'insegna del doppio, del resto cigno nero / cigno bianco altro non è che un richiamo all'ancestrale dicotomia tra male e bene. E quale miglior strumento di uno specchio per rappresentare due facce della stessa medaglia? In ogni luogo (casa, camerino, palestra, bagni) ce n'è sempre uno a ricordare a Nina come non possa continuare a soffocare per sempre il suo lato oscuro, come per maturare definitivamente nel suo percorso professionale non possa più rinunciare ad una parte di lei, come le sia indispensabile trovare quell'equilibrio tra i suoi diversi modi d'essere che mai ha avuto e che non è capace di fronteggiare.
E' il caso di spendere due parole anche su Nina, ballerina classica e personaggio principale del film. Oppressa dalla protezione assillante della mamma e cresciuta con le ambizioni artistiche ereditate dalla stessa, il suo unico scopo è ottenere un ruolo di maggior rilevanza all'interno del corpo di ballo; tramite sacrificio impegno e sudore lo troverà, ma a quale prezzo. Natalie Portman la interpreta splendidamente, impossibile immaginare qualcun'altra al suo posto, esattamente come accadde per Rourke con The Wrestler.
Da pelle d'oca gli ultimi dieci minuti, nei quali finalmente prende corpo la trasformazione di Nina, la consapevolezza che esista anche un'altra Nina, che regalano alla platea un'interpretazione perfetta, una "prima" in piena - e amara - sintonia con la versione del balletto.
Non facile metabolizzare e formalizzare in cifre questo lavoro, a me credo sia necessaria almeno un'altra visione per colmare quegli inevitabili buchi o trappole che un'opera di tale complessità dissemina nel percorso dello spettatore, ma la percezione personale è che abbia vissuto un'esperienza memorabile. Grazie Darren.
Unskilled  28/02/2011 23:17:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
NO, un 9 decisamente non glielo dò.

Non glielo do perche non convincono la scelta del soggetto, già visto e stravisto, e la sceneggiatura, insignificante, spesso ridotta all'osso altre volte superflua. In ogni caso, priva di passaggi illuminanti o anche solo brillanti.

Tuttavia, essendo il cinema per sua natura la summa di diverse arti, inquadrature, montaggio, costumi e ambientazioni riscattano quell'assenza di dialoghi intelligenti e rendono il film in generale cmq un'ottima produzione, di spessore. Come dicevi tu, specchi o superfici riflettenti ci parlano di quella ambiguità di Nina ma non solo, di cui è imperniato l'intero film e ci suggeriscono livelli di lettura ugualmente profondi.

Mi ha lasciata angosciata, uscendo dal cinema, la mancanza di una sola nota positiva, di una sola cosa buona in tutto il film. Se è vero che solo le favole o quasi terminano sempre a lieto fine, altrettanto realistico è il fatto che anche nei drammi peggiori ci siano barlumi di valori positivi. Tutti sembrano essere estremamente ******* o estremamente fulminati in questa pellicola.

I personaggi, mancano di caratterizzazione e completezza psicologica e vivono solo in funzione di Nina, la protagonista, riflettono anche loro, la sua dicotomia e confondono lo spettatore sulla realtà dei fatti.

Leroy è un ottimo insegnante, sa spronare la sua allieva prediletta, o ci sta solo provando infilandole la mano tra le gambe? E' un insegnante vero, professionale, o uno che si porta a letto le ballerine del momento trattandole come "principessine" x poi abbandonarle senza ombra di rispetto nel momento in cui diventano datate? E di nuovo, è la follia di Beth a inquietarci con le sue frasi i suoi urli il suo spezzarsi le gambe, o ad inquietarci è quell'uomo difficilmente decifrabile che prima fa volare alto per poi affondare impietosamente nel fango piegando le gambe e lo spirito?

La madre, è una protettrice o una carceriera? fin dove cerca di salvare la figlia dal suo autolesionismo e fino a dove arriverebbe per impedirle di raggiungere quel successo che lei non ha mai conseguito?? La scena della torta e del giorno della prima sono sintomatiche.

Fin dove Lilly è una perfida antagonista che tenta rubare la supremazia a Nina e fin dove sono solo manie di persecuzione di quest'ultima? Fin dove Lilly cerca di essere un'amica spronando Nina e fin dove ella è solo una proiezione e prosecuzione di quella Nina che ruba gli oggetti dal camerino di Beth nel tentativo vorace e viscerale di diventare lei ("rubandole il posto"?)??

Quando i fatti accadono davvero e quando sono solo sognati? Un gioco continuo di rimandi e circoli che si intersecano uno con l'altro.

Non c'è nessun dolo ma tanti sensi di colpa. I sensi di colpa nei confronti di Beth, i sensi di colpa nei confronti di quella madre che le rinfaccia il suo insuccesso.

Non si fa altro che vederla piagnucolare per tuttoil film, pur essendo bravissima la Portman nel rendere il personaggio fragile, frigido e incolpevolmente infantile, ai limiti dell'irritante, Aronofsky la fa ristagnare in quell'uguaglianza a se stessa in quasi tutto il film ad eccezione di poche scene esemplari quali quella del morso, dell'autoerotismo, della scena saffica e dell'ultimo balletto.

Ah l'ultimo balletto.

L'uccisione di Lilly, e quella sicurezza, coraggio e sensualità che finalmente esplodono in tutta quell' eleganza.

L'uccisione di Lilly, anch'essa presenta una doppia lettura. Nina uccide se stessa, quella parte di se che era il suo limite, che le impediva di realizzarsi professionalmente ma anche di condurre una vita, se non all'insegna della felicità/serenità, quanto meno normale, priva di repressioni e compressioni varie.

Si libera e finalmente esce il suo lato più oscuro selvaggio e sexy, divertito e divertente che fino a quel momento era stato rappresentato dall' intrigantissima Lilly.

Ma. La ferita nel ventre è reale? Lei muore in nome di una perfezione professionale, per un'esecuzione perfetta rinuncia a se stessa. Un'esecuzione così irreprensibile da non essere solamente svolta mirabilmente nel suo dispiegarsi, ma tale da concludersi con una vera morte, come da copione.

Ma quella morte non è forse anche una sconfitta oltre che una vittoria? come a dire che a trovare l'equilibrio tra il bene e il male, laddove il bene non è bene quando è "troppo e solamente bene", tra la nostra tensione alla perfezione, le nostre autodiscipline quotidiane e la nostre passioni più o meno sane, più o meno malsane (vedi il bere, lo sgarrare, l'assumere droghe), più o meno stemperate è semplicemente impossibile? Come unire l'irruenza alla grazia,(Leroy "vedi lei è imprecisa ma è.." Lilly si diverte ballando, entra col sorriso in sala, è sempre rilassata ed è proprio questo che le garantisce al contempo una marcia in più rispetto a tutte le altre e la bellezza di riuscire a vivere la propria professione in modo rilassato e divertito ) la disciplina, il senso responsabilità alla voglia di vivere e divertirsi e trovare quel giusto mezzo, nella danza come nella vita?

Nina lotta per riuscirci durante tutto il film. Ma non riesce a raggiungere uno stato senza perdere totalmente l'altra parte di se come il finale insegna.

Fin dove Nina è un caso particolare, una ballerina troppo ambiziosa, troppo frustrata e ansiata al limite della psicopatia cui si possono imputare le colpe del proprio insuccesso personale prima ancora che professionale e fino a dove lei invece rappresenta, inquietantemente uno stato generale e archetipico in cui ognuno di noi, comodamente seduto in sala può identificarsi parzialmente o cadere completamente?

Di qui, l'8, totalmente meritato.