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IL DISCORSO DEL RE regia di Tom Hooper

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kafka62     6½ / 10  27/02/2018 13:44:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La vita privata dei regnanti inglesi deve interessare molto al cinema, se si pensa che a poca distanza di tempo da "The Queen" è arrivato sugli schermi anche "Il discorso del re", imperniato sul personaggio di re Giorgio VI. Anche se forse pochi fuori dal Regno Unito lo sapevano prima di questo film, il sovrano soffriva fin da piccolo di balbuzie (difetto molto sconveniente per un personaggio pubblico di tale levatura), e solo grazie all'aiuto di un eccentrico logopedista egli riuscì a sconfiggere il problema. Il rapporto tra il duca di York (poi diventato re nel corso del film, dopo la morte del padre Giorgio V e il breve interregno del fratello) e Lionel Logue è naturalmente il fulcro narrativo della pellicola, la quale gioca sulla grande distanza sociale dei due uomini (il dottore è addirittura australiano d'origine, quindi due volte subalterno) e sul rovesciamento, spesso comicamente bizzarro, dovuto alla relazione medico-paziente (o sarebbe meglio dire docente-discepolo). Per carità, storie come questa non sono una novità al cinema (quante strane coppie abbiamo visto in passato, e quante vicende basate sul tradizionale percorso di formazione sfida impossibile da superare – allenamento affrontato con tenacia e spirito di sacrificio – trionfo finale), però bisogna riconoscere al film, che non brilla certo per qualità di regia (ma questa è una caratteristica comune a molti vincitori di premi Oscar), una sua grazia leggera e una sua carica di innegabile simpatia, oltre che una sceneggiatura piena sì di luoghi comuni e di momenti enfaticamente costruiti (anche grazie a un massiccio ricorso a Mozart e Beethoven) per creare pathos nello spettatore, ma precisa e ben calibrata. L'aspetto più rimarchevole del film è ovviamente la prestazione dei due attori principali, Colin Firth e Geoffrey Rush, i quali recitano con una maestria impagabile, quasi mai gigioneggiando, ma al contrario emozionando con il loro eloquio di stampo teatrale (non a caso Shakespeare è più volte declamato dai due) e la loro carismatica presenza scenica.