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VALLANZASCA - GLI ANGELI DEL MALE regia di Michele Placido

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  09/05/2011 14:52:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come al solito tante polemiche per nulla,personalmente non ho riscontrato nessun processo di mitizzazione da parte di Michele Placido nel descrivere la vita criminale di Renato Vallanzasca.In Italia piace provocare e vedere ambiguità ovunque ,anche quando è palese che si voglia solo aderire alle impressioni manifestate da una parte (e sottolineo parte) dell'opinione pubblica dell'epoca,affascinata dal quel lato oscuro tempestivamente esaltato da mass media ipocriti,pronti ad inorridire di fronte ai fatti di sangue dei quali il bel Renè si inzaccherò le mani,ma al tempo stesso subdolamente solerti nello sfruttarne il controverso ma magnetico appeal. Il fumantino regista delinea quella malata infatuazione che una fetta di paese provava verso un personaggio fortemente discusso,spietato nel non farsi troppe remore riguardo l'eliminazione di chi minacciava il raggiungimento dei suoi obiettivi,ma anche brillante,dotato di una gradevole presenza fisica e di un'apprezzabile proprietà di linguaggio che andavano a discordare clamorosamente con lo stereotipo del malavitoso ignorante e rozzo.
Semmai nell'inevitabile confronto con "Romanzo Criminale" questa pellicola sembra soffrire un'approssimativa analisi del contesto ambientale,più improntato alla descrizione di un solo uomo rispetto a ciò che gli girava attorno.Inevitabile che i personaggi secondari si riducano spesso a figure marginali,tuttavia il film sembra non risentirne mai in modo evidente e gli attori riescono ugualmente a dare il loro contributo, a spiccare è Filippo Timi, tanto per cambiare strepitoso in un' interpretazione sofferta, bravo Kim Rossi Stuart,molto in parte e per nulla intimorito dall'utilizzo di una cadenza meneghina non sempre impeccabile ma nel complesso funzionale.
Ben girato e con un invidiabile ritmo "Vallanzasca" è un film dalla struttura moderna,capace di svecchiare nel migliore dei modi il genere poliziesco,ma anche di parafrase in modo raffinato il troppo spesso bistrattato (a torto) poliziottesco all'italiana,per poi connettersi con produzioni di respiro internazionale come "Nemico Pubblico N.1" di Richet o la "Banda Baader Meinhof",pellicole che hanno saputo raccontare quei luttuosi anni di piombo comuni a molti paesi europei.Un lavoro notevole con un solo rammarico,quello di non essere riusciti ad afferrare con incisività la psicologia del personaggio,forse davvero troppo sfuggevole in quanto fortemente scisso tra modi affabili,quasi signorili e una disumanità degna del più spietato omicida.