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I GUARDIANI DEL DESTINO regia di George Nolfi

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  18/06/2011 01:06:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quale oscuro segreto fa di "I guardiani del destino", un film che sconfina spesso e volentieri nei territori del ridicolo, una pellicola tanto affascinante e creativa? I dialoghi sono risibili, nonostante i buoni interpreti (ehm la blanda figura femminile non sembra agli antipodi rispetto alla Jenny di Forrest Gump), lo svolgimento assurdo fino a diventare esilarante, Philip Dick è compresso tra Joseph K. e qualche tardiva metamorfosi tecnologica dello spirito di Frank Capra - solo che l'Angelo, vista l'America di Obama, ha la pelle nera. Dunque se vogliamo trascorrere 90 minuti di puro divertimento, l'effetto è assicurato. Tranquilli che nessuno qui vuole farc(v)i del male, come capìta ai giovani di "Non lasciarmi". E' un caso che il protagonista sia Matt Damon, ormai assunto ad artefice (o per meglio dire cavia) del controllo della ragione sui nostri istinti/desideri primordiali.
Il film, che complessivamente può essere una mezza ciofeca - mmh d'ora in poi avviserò una sorta di fobia davanti a tutti i passanti che portano un cappello - diventa bellissimo quando ci proietta in quello spazio urbano di una New York filtrata dalle mappe dell'fbi o della cia (mai citate però...).
Tutti i film americani visti di recente sono stati deludenti nelle loro storie ma in ognuno di essi c'è sempre un'elemento sociale di "sovversione" atti a riabilitarli.
In The next three days per esempio si mette a nudo la necessità di sovvertire l'estabilishment, quindi Joseph K., quello che abbiamo conosciuto, non è più tra noi.
Qui ci vorrebbe Nolan mentre vediamo Terence Stamp dare vita al personaggio luciferino e un pò burocrate con cui ha costruìto parte della sua carriera (che sia Rimbaud Toby Dammit o un collezionista di insetti è del tutto irrilevante).
E il fondamento su cui si basa il film? L'America che ha riscoperto i valori dell'amore rispetto al carrierismo e ai soldi, "padrona del suo destino" e indipendente da tutto il resto?
Via, è improbabile almeno quanto un deputato che bacia una sconosciuta nei bagni degli uomini.
Il "caso" pretende che crediamo a tutto, ma quello che suggerisce il film è l'utopìa di un passaggio. E nel momento della crisi siamo disposti a credere ai sogni e a recepirli come un bisogno effettivo di vita migliore