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HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE - PARTE 1 regia di David Yates

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Barbossa     6½ / 10  27/11/2010 01:25:47 » Rispondi
Dividere il romanzo in due film? Scelta vincente.
Sia da un punto di vista meramente produttivo: due film che andranno quasi sicuramente sopra il miliardo di dollari, al prezzo di uno.
Sia da un punto di vista filmico: sviluppare due film per narrare le vicende di un unico libro significa duplicare il tempo a dispozione, dare più spazio così al creare suggestioni, atmosfere, all'approfondire i personaggi e le vicende e, soprattutto, non far impazzire gli sceneggiatori per riassumere un libro, di una certa complessità, in due ore. Se si fosse deciso di fare un unico film, tutto si sarebbe risolto in un'accozzaglia sterile e piatta di scene d'azione mal strutturate e mal legate, praticamente una copia de "il principe mezzosangue" se non per gli effetti speciali, per forza di cose, più speciali.
Ne "l'ordine della fenice" e "il principe mezzosangue" Yates si era limitato a virare un lungometraggio precedentemente basato su intreccio, atmosfera, personaggi e leggerezza di dialoghi, in un spettacolone all'americana, con una preponderanza di scene d'azione adrenaliniche piene di effetti speciali, pensando, erroneamente, che alla crescita dei personaggi della storia dovesse corrispondere un abbandono di una linea più contenuta e freack, anche se a tratti un po' ingenua, in favore di una teatralità visiva che si è riveleta, via via. sempre più frivola.
Ora accanto all'esuberanza tecnica ormai immancabile in questi ultimi capitoli della serie, Yates, coadiuvato da ottime scenografie e fotografia, ricerca un'atmosfera cupa, tetra, terrifica, rasentando in alcuni momenti perfino lo splatter, nel tentativo di dare uno sguardo a tutto tondo sulla vicenda e sui personaggi.
Harry, Hermione e Ron sono soli, inseguiti e cacciati, confusi e spaventati, vagano senza meta per un'Inghileterra fredda e desolata, nella speranza di trovare qualcosa o qualcuno.
Le emozioni e le sensazioni dei protagonisti sono rese con un'immediatezza ed un'effiacacia, che pur non essendo straordinarie sono decisamente uniche nell'intera serie.
I personaggi si arricchiscono, crescono e maturano e con loro si arrichisce, cresce e matura pure il film.
Pur svolgendosi tutta la vicenda in un contesto palesemente surreale ci si trova davanti degli adolescenti (adolescenti, non più i bambinoni cresciuti che lanciano magie nel paese delle meraviglie) con sentimenti verosimili e credibili.
Limitandosi a queste considerazioni il film risulterebbe davvero interessante,
Probabilmente il più interessante della serie,
Ma, come scritto da Kowalsky qualche commento sotto, Il film ha tantissime frecce al suo arco, ma tutto gioca alla sottrazione,
I doni della morte è un lungometraggio lento, troppo lungo e non sempre facile da seguire.
Troppo enfasi viene data alle scene d'azione e troppo poca a scene di dialogo e spiegazione, il ritmo che ne risulta è discontinuo, con picchi di grande potenza intervallati da momenti che suscitano solo sbadigli,
Non vi è un climax, non vi è continuità, lo spettatore non è attratto da scena in scena da un crescere di emozioni, mistero, fascino, ma dalla semplice struttura narrativa.
A questo si aggiunge un cast davvero poco ispirato, dove spicca su tutti un Radcliffe freddo e spento, inespressivo e monocorde, che non lascia trapelare nulla, a mala pena la saetta sulla fronte.
Anche se per la prima volta entrano nel film profondità e maturità e rientrano, dopo "l'ordine della fenice" e "il principe mezzosangue" anche le atmosfere è ancora lo spettacolo, l'effetto visivo ad essere vero protagonista del film, ancora una volta interessa più stupire che emozionare.