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HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE - PARTE 1 regia di David Yates

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Dom Cobb     6 / 10  02/12/2016 21:18:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono tempi oscuri per il mondo dei maghi: Albus Silente è morto e il maligno lord Voldemort ha preso il sopravvento, invadendo la scuola di Hogwarts dei suoi servi e scatenando il terrore contro l'intero mondo di maghi e non maghi. A Harry Potter e i suoi amici Ron ed Hermione, ora non resta che scappare, sopravvivere e tentare il tutto e per tutto per cercare di rintracciare gli Horcrux, oggetti malefici che contengono l'anima di Voldemort, e distruggerli uno ad uno per assicurarsi la vittoria...
E' strano per una saga, cinematografica o letteraria che sia, riservare il peggio per ultimo e affossarsi nel momento in cui invece dovrebbe prendere il volo, ossia in dirittura d'arrivo. Eppure, proprio questo è successo: ancora ricordo come, all'epoca, il romanzo conclusivo della serie letteraria di J. K. Rowling mi avesse profondamente deluso per il suo lento ritmo, sovrabbondanza di spiegazioni, la struttura anomala e un finale che definire anticlimatico sarebbe un complimento. Se già i due libri precedenti avevano contribuito a far scemare il mio interesse, in precedenza abbastanza alto, nella saga, la lettura de I doni della morte è stato il colpo di grazia. Dunque, approcciandomi al film, che ho solo recuperato in streaming per vari motivi, fra i quali uno ma non il più importante era il disinteresse, non nutrivo grandi aspettative.
Il risultato è, bene o male, in linea con queste ultime: bisogna specificare che questa è stata la prima volta in cui si è operata l'ormai comoda divisione del materiale di partenza in due parti. Il motivo ufficiale è che, in questo modo, si può rendere giustizia alla storia tagliando di meno, e anche se a conti fatti può anche essere vero, ciò non giustifica tutti i problemi del prodotto finale, che sono più di quelli che uno si aspetterebbe.
Iniziamo dando a Cesare quel che è di Cesare: se c'è una cosa che David Yates ha dimostrato è di essere un regista dal naturale talento visivo. Nonostante non vi siano scene visivamente iconiche o mozzafiato, i movimenti di camera, la gestione di luci e colori sono a dir poco impeccabili. Inoltre, il look del film in generale è d'impatto, con una fotografia spettacolare specialmente nelle riprese degli esterni, anche se il suo tendere fin troppo verso l'oscuro ad ogni costo a volte diventa un po' una distrazione. E quando l'azione c'è, è ben girata, con un buon uso di "coreografie", anche se non sono niente di eccezionale di per sé.


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Per il resto, gli effetti speciali sono nella norma, anche se non gli viene richiesto molto: il grosso del lavoro li aspetta nella seconda parte di questo climax.
E, onestamente, con i lati positivi mi posso tranquillamente fermare qui, perché anche volendo non riuscirei a trovarne altri; e se anche ce ne fossero, sarebbero comunque soffocati da quello che ritengo sia il problema fondamentale del film, cioè... la regia. Yates avrà anche un talento per creare belle immagini sullo schermo, ma ciò non controbilancia la sua tendenza ad adottare un ritmo a dir poco soporifero, così lento da sfiorare il pachidermico. Le scene d'azione movimentano un po' la situazione, ma sono troppo poche e troppo brevi per rimediare; non aiuta inoltre l'approccio estremamente distaccato alla narrazione, che rende le scene in teoria più pregne d'emozione del tutto inefficaci, soprattutto quando riguardano personaggi a malapena abbozzati che hai visto per ultimo cinque film fa.


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Certo, l'amicizia fra i tre protagonisti è la parte più credibile, ma lì si tratta più di una questione di alchimia fra gli attori: dopotutto, Radcliffe, Grint e la Watson hanno trascorso insieme quest'avventura filmica fin dagli inizi, quindi è naturale che l'ovvio rapporto stretto fra loro traspaia sullo schermo con naturalezza. Ma tutto il resto manca di umanità, di intensità o di qualsiasi cosa si avvicini sia pur minimamente al pathos di cui la storia avrebbe bisogno.
In ultimo, non posso non citare il clamoroso cliffhanger che chiude la pellicola, rimandando ogni possibile sviluppo alla prossima puntata: ad irritarmi non è il cliffhanger in sé, dato che leggendo il titolo uno se lo aspetta, quanto il fatto che il film finisce e si ha la sensazione che non sia mai veramente iniziato. A dispetto dei momenti più concitati, a predominare sono infatti i silenzi, i mormorii, l'assenza di musica e la lentezza delle scene dialogate che, uniti al distacco emotivo di cui sopra, impedisce continuamente al film di decollare: personalmente, trovo difficile desiderarne di più quando quello che ho ricevuto è (o sembra) quasi niente.
In definitiva, questa prima parte offre intermittenti attimi di intrattenimento realizzati con competenza, ma soffre sia nel suo essere quello che è, cioè una prima parte, sia per colpe puramente stilistiche. E' perfettamente guardabile, ma ben lontano dai fasti delle prime, migliori pellicole.