Crimson 7½ / 10 28/04/2013 13:03:31 » Rispondi Il montaggio della sequenza iniziale è magistrale nel confondere l'idea di verità e aprire il varco a dubbi e insinuazioni. E' stato un incidente o lo sguardo di Rosemonde è colpevole? Il secondo film di Tanner parte come un'inchiesta giornalistica che assume i contorni del giallo, ma ciò è un mero pretesto. La ricostruzione pedante del passato di Rosemonde in realtà è l'occasione per interrogarsi sulle condizioni che hanno determinato il fallimento di un'ideologia e individuare le ragioni per conservare l'idea di libertà nell'inestinguibile giogo capitalistico. Il tempo nei primi film di Tanner è sempre il post-'68, volutamente e inevitabilmente. Lo spazio, altro elemento imprescindibile, è una Ginevra filmata come luogo al confine con la Francia in cui si mescolano le vicende di frontalieri e persone in movimento. I tre protagonisti si cercano l'un l'altro e si attraggono come calamite. Rosemonde cela un sentimento di ribellione viscerale che giustificato dal proprio passato di espulsione e giudizio (che confluisce nel presente) sposta l'ago della verità, mettendo in secondo piano il centro dell'indagine, che da giornalistica (Pierre) e letteraria (Paul) diviene sociologica. Il disvelamento della verità iniziale si assottiglia nel marasma dei rapporti sociali. La salamandra a cui allude il titolo è la metafora di Rosemonde che, come vuole la credenza popolare, come l'animale esce indenne dal fuoco (dei rapporti di dipendenza economica). Un (meta)film colto, costellato da riferimenti letterari e cinefili (anche e soprattutto Godard), non di facile lettura ma ricco di sfaccettature, in cui spicca una provocante e provocatoria Bulle Ogier (madre di Pascale) capace di rendere egregiamente il fascino ambiguo della protagonista.