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AUDITION regia di Takashi Miike

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oh dae-soo     7 / 10  06/10/2010 14:46:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE. Il coomento potrebbe contenere anticipazioni.

Una ragazza ci gira intorno da anni. E' carina, ma in realtà non ci è mai interessata. Poi, di colpo, senza alcuna motivazione valida ci innamoriamo di lei. Quello che ci sembrava gradevole ci sembra ora meraviglioso, c'è una luce diversa, in lei vediamo cose che prima non potevamo (o volevamo) vedere, sentiamo emozioni che prima semplicemente non potevamo sentire. Questo potrebbe accadere per me un domani con Audition, c'è possibilità che un giorno possa conquistarmi completamente, farmi innamorare, ma quel giorno non è questo.
Se Mike ha una qualità (ho visto solo 3 film) è senz'altro quella di dare ai propri lavori un proprio marchio e stile, probabilmente riconoscibile dai suoi fan da pochissime scene. Anche Audition è tutto fuorchè un film banale o stereotipato sia a livello narrativo che visivo.
La pellicola si apre con una scena molto forte, la morte in ospedale di una madre alla quale il figlio stava per l'appunto portando fiori per la pronta guarigione. Il padre, protagonista del film, è al suo capezzale. Tra l'altro, come a chiudere un cerchio, il film si chiuderà con un'altra scena di dolore famigliare degli stessi 2 protagonisti, 7 anni dopo, di matrice però completamente diversa...
Da qui parte la prima ora del film, da definirsi nemmeno drammatica, tutt'altro, c'è anche a tratti un'atmosfera allegra e spensierata. Il padre ha deciso di rifarsi una vita e un amico gli organizza un'audizione (col pretesto che sia cinematografica) per fargli conoscere più ragazze possibili e sceglierne una. E' qui che Mike, a mio parere, non offre il meglio di sè facendomi pensare che forse è un regista che eccelle con l'estremo, il grottesco, il sadico, il surreale e l'onirico (oltre Audition ho visto Visitor Q e Ichi the Killer), e non si trovi a suo agio con tutte le parti "riempitive", decisive però per plot e ritmo. Dialoghi stantii, scene inutili, minuti che passano come macigni. Era una parte che avrebbe dovuto ben analizzare l'elaborazione del lutto per la perdita della moglie e la successiva voglia di rinascita; lo fa, ma in maniera scolastica. Io mi sono letteralmente annoiato (attenzione, la noia non c'entra niente con la lentezza) fino alla superba scena del sorriso della ragazza allo squillo del telefono. Se non avessi saputo che comunque stavamo parlando di Mike e di un "horror" sarei andato avanti con fatica. L'ultima mezz'ora non rappresenta solo un cambiamento radicale narrativo, ma anche visivo e stilistico. Mike passa dall' Horror (soggettiva della ragazza nella casa dell'uomo) al torture (tra parentesi, credo di essere tra i pochi ad essere rimasto indifferente alla tortura degli aghi, dato che l'ho presa semplicemente come una sessione di agopuntura; micidiale quella del fil di ferro invece), dall' incubo onirico (la scena commistione tra sogni e realtà, tra ricordi e presenze inquietanti) al drammatico esistenziale (il discorso finale della ragazza morta); si passa da tonalità rosse ad altre blu, il senso di realismo è perso del tutto. Come detto, qui Mike è perfetto, ma risulta troppo alto il divario tra i 2 blocchi narrativi e questo, per un regista che ha il coraggio di fare un tipo di film così, è a mio avviso un piccola grande mancanza. Non casco nel tranello della profondità del messaggio, la solitudine, il bisogno di sentirsi amati, il trauma infantile, semplicemente perchè non sono sensazioni che il film mi ha lasciato a visione terminata nè ho mai provato chissà quale empatia con i personaggi. Come detto all'inizio, a chi mi parla di Audition come capolavoro non poso dir niente, si vede che hanno provato subito quell'innamoramento che un giorno, forse, colpirà anche me.
Ciumi  07/10/2010 18:37:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh Giuseppe, neanche a me ha entusiasmato. Anzi, per quanto mi riguarda, meno ancora la seconda parte: troppo pretenziosa, troppo seriosa, quasi le torture e quel pastrugno onirico avessero dello spessore.

oh dae-soo  07/10/2010 20:34:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' vero, ma non è tanto il fatto che io consideri la seconda parte migliore della prima, ma che, a mio parere, è quella la parte in cui Miike dà il meglio di sè, potendo finalmente "liberare" il suo cinema esagerato, sopra le righe, violento, allegorico e disturbante. Che poi tale cinema piaccia o meno è un altro paio di maniche , ma senz'altro il regista giapponese ha un proprio stile e "poetica" benchè (forse) perversa.

La recensione di Cash, ad esempio, letta riga per riga è senz'altro condivisibile (oltre che ben fatta), ma nell'insieme va troppo incontro al regista, ad ogni scelta, ad ogni inquadratura, ad ogni passaggio narrativo implicito o esplicito, insomma, mi sembra una recensione troppo da fan (e ci mancherebbe che non lo sia, io lo sono di Fantozzi...).

Vabbeh Maurì, alla prossima.