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FRATELLI IN ERBA regia di Tim Blake Nelson

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  21/09/2010 01:51:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficilmente mi sono trovato tanto in difficoltà, sono giorni che non riesco a scrivere un commento per un film tanto promettente sulla carta quanto sbilanciato proprio sulla sceneggiatura, nonostante la critica (benevola, fin troppo) voglia azzardare paragoni con i Coen (il regista fra l'altro ha collaborato con gli autori di Fargo, anni fa).
La direzione registica è davvero sorprendente, e proprio per questo deludente, perchè non si capisce davvero a cosa voglia mirare. Sembra piacere ai critici il termine "Black comedy", ma dovrebbero spiegarmi cosa si intende davvero.
"Fratelli in erba" ha - sulla carta - enormi potenzialità espresse solo in parte.
Se ho scelto di vederlo, è stato soprattutto per Bunker, che comunque nei panni "doppi" dei fratelli/gemelli è piuttosto al di sotto del suo standard abituale.
Per inciso, il fratello "balordo" sembra una vera caricatura.
Ok, se vogliamo parlare dei Coen, molto del loro cinema vive di caricature, ma alla fine questa commedia (nera?) finisce per chiudersi in un'edificante difesa a oltranza del nucleo familiare, ad ogni costo, soprattutto verso il finale.
Gli ultimi 30 minuti??? Sembrano scritti da qualcuno che ha una gran fretta di prendere il prossimo autobus.
Più sfumature alla prossima fermata, grazie!
Un fratello-cervellone, un'altro sbandato che spaccia erba, una madre ex hippie (Sarandon) che se la fuma, tanto valeva che ci mettessero una sorellastra ninfomane e uno zio "drag queen" nello script...
Epperò...
Però che peccato... perchè il professore che passa da Walt Whitman ("Foglie d'erba" eheh) alla "vita di strada" è un gran bel personaggio, perchè il film poteva insegnarci a coltivare (ehm meglio non dire "coltivare") una diversa visione del passato, perchè fa sorridere l'ebreo malvagio ma a modo suo saggio di Richard Dreyfuss, perchè poteva/doveva diventare una riflessione magari tardiva sul limite entro il quale il "regolare" dimentica gli affetti, veri o sbagliati che siano.
E invece il regista cade sulla buccia di banana, non approfondisce niente, si limita a qualche lezione di vita (?) spicciola, la butta sul sentimentalismo e si ricorda di cancellare le svastiche di una comunità americana.
Peccato che il meccanismo si spezzi così, davanti a un'infinito epilogo che è alquanto deplorevole, vista che la prima parte è davvero gustosa e illude lo spettatore più del dovuto.
Peccato che la farsa finisca per snaturare lo spirito del film.
E i pregi formali, visto che i dialoghi sono davvero esilaranti e credibili.
Più dello stesso film, ma ci vuole poco
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  21/09/2010 01:54:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Norton, non Bunker accidenti... qualcuno può correggermi?