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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI regia di Saverio Costanzo

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jack_torrence     7½ / 10  12/10/2010 19:58:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono perplesso dall'accoglienza riservata a questo film, che per me vale molto.

Il grande limite di Saverio Costanzo è lo squilibrio - che si avverte notevole - fra il talento di regista e i difetti dello sceneggiatore.
Questo film sarebbe un capolavoro, se fosse riuscito a trasmettere pienamente - con una più compiuta evoluzione ed approfondimento dei personaggi e del loro intreccio - quanto arriva a trasmettere (e con quanta potenza!) con l'uso, sapiente, dello stile puramente visivo, con l'uso delle musiche, del sonoro, nonché del montaggio... Il montaggio è un grande punto di forza del film: sia quello interno alle scene, come scansione dei tempi; sia il montaggio temporale, la scomposizione e ricomposizione della storia che io ho trovato molto riuscita e di grande impatto.
Chiarisco quest'ultimo punto: se il film si fosse limitato a riprodurre in modo lineare la vicenda, dall'infanzia ai 30 anni, avremmo probabilmente assistito - per quanto riguarda gli eventi chiave dell'infanzia - a una loro banale messa in scena, assolutamente priva del pathos e dell'angoscia di cui essi sono caricati, montati come sono a metà film, intrecciati e intessuti con la persistenza dei traumi a vicende di un'età successiva. E caricati anche della tensione suscitata nello spettatore che ancora non sa cosa sia dannazione successo a questi due, quando erano piccoli.

Il cameo di Timi restituisce un'inquietudine pazzesca.

L'anoressia di lei è devastante.

Se questo film arriva a essere quasi insostenibile, è un suo pregio: grande coraggio stravolgere le forme di un romanzo molto amato, farne un potenzialmente delirante intreccio tra Bergman e Dario Argento (con evidenti allusioni a Kubrick e a Shining), che invece riesce nell'intento - quello di disturbare. Perché finalmente, tra l'altro, possiamo contare su un autore italiano che (come Sorrentino o Garrone) punta a disturbare la platea, e non ad accarezzarla per il verso del pelo. Costanzo non è allo stesso livello di quei due, però ne sia benedetta l'ambizione.
Sabatoun  17/10/2010 13:55:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
chapeau al tuo commento Jack
jack_torrence  23/11/2010 03:29:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
merci, Sabato
atticus  12/10/2010 21:03:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido, anche sull'essersi sentiti spesso dei numeri primi...
Ma l'anoressia di lei, per quanto mostrata in modo disturbantissimo, l'ho trovata mal spiegata. Ma il film è stato bello ed intenso e non meritava questa carneficina.
jack_torrence  12/10/2010 21:17:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sull'anoressia hai ragione.
E molti altri punti deboli, ha la sceneggiatura. Del resto nel mio commento l'ho detto come prima cosa, di questo gap tra regia e sceneggiatura...
julian  03/02/2011 01:56:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' vero anche che un montaggio frammentario non dev'essere per forza sinonimo di pathos. Secondo me è proprio questa erronea convinzione che porta i registi, certe volte, ad esagerare e a sbagliare, anche se non è questo il caso.
jack_torrence  12/10/2010 20:05:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Occorre probabilmente essersi sentiti almeno un po' isolati come numeri primi, nel corso dell'adolescenza - e non vergognarsene in seguito - per assumere su di sé la veracità di certe angosce che il film riesce a trasmettere. Altrimenti esse paiono gratuite crudeltà inferte al pubblico (ed è credo quello che succede a chi il film lo respinge).
La differenza (anche con il libro, azzardo) è tra il farci solamente intuire l'angoscia di qualcun altro, oppure farcela (in parte, per nostra fortuna) vivere direttamente.

"Sussurri e grida" ...è su un altro pianeta, ok: ma sulla stessa rotta.