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OUTRAGE regia di Takeshi Kitano

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Crazymo     8 / 10  17/07/2013 20:05:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scordatevi la poesia, i giochi, la ricerca di redenzione che hanno caratterizzato i capolavori di Takeshi Kitano (Sonatine in particolare), scordatevi accenni all'amore o all'amicizia, scordatevi il "bello" del mondo sia nei dialoghi che nelle immagini, Takeshi Kitano con questo film fa pulizia e diventa essenziale nell'esporci l'unica tematica che tiene in piedi il film: i soldi e il potere fanno girare il mondo, e quindi la storia di questo film. Kitano rinuncia, quasi come se fosse un atto d'arresa, al mostrarci bei paesaggi o scorci metropolitani, questo film mostra solo la yakuza, e con solo intendo che non mostra nemmeno una persona che non sia coinvolta in questo circolo vizioso, in una metropoli il più spenta e morta possibile, senza nessuna speranza o attimo di pietà, è tutta una rincorsa per il potere, e le donne vengono mostrate solo come delle escort pronte a soddisfare lo yakuza di turno, non esiste amore, e non solo: non esiste più distinzione fra bene o male, tutto è fattibile purchè produca soldi. L'unica persona in questo mondo criminale che sembra porsi qualche interrogativo è Otomo (Lo stesso Kitano), anziano e stanco yakuza che crede ancora nell'onore, quando è uno dei capi stessi a dirglielo: "Queste cose non contano più nulla.", sono solo parole, sono solo scusanti. Kitano è perfetto nel riprendere tutto ciò, con una regia pulita, fluida, più veloce del solito e praticamente priva di virtuosismi, mette in scena un mondo grigio, senza uno squarcio di sole, come sotto una perenne cappa nuvolosa sia di giorno che di notte; la violenza è ripresa con cruda freddezza, gli unici sprazzi di fantasia degli yakuza sono solo in questo, nei modi in cui far male agli altri, passando per sfregiamenti fino a mezze decapitazioni in mezzo alla strada. I pregi di questo film sono anche i difetti: il film non mira ad argomenti più alti rimanendo chiuso in quest'aurea di nichilismo, quando però d'altro canto è ciò che Kitano voleva fare, ovvero descrivere un mondo dove i vecchi valori non valgono più, dove tutto è immerso in un immenso limbo grigio: e c'è riuscito dannatamente bene. Consigliato anche a chi apprezza l'action, ci sono alcune scene girate veramente molto bene.